INDICE
7.0. GENERALITÀ
7.1. REQUISITI DELLE COSTRUZIONI NEI CONFRONTI DEGLI STATI LIMITE
7.2. CRITERI GENERALI DI PROGETTAZIONE E MODELLAZIONE
7.3. METODI DI ANALISI E CRITERI DI VERIFICA
7.4. COSTRUZIONI DI CALCESTRUZZO7.5. COSTRUZIONI DI ACCIAIO
7.5.1. CARATTERISTICHE DEI MATERIALI
7.5.2. TIPOLOGIE STRUTTURALI E FATTORI DI COMPORTAMENTO
7.5.2.1 TIPOLOGIE STRUTTURALI
7.5.2.2 FATTORI DI COMPORTAMENTO
7.5.3. REGOLE DI PROGETTO GENERALI PER ELEMENTI STRUTTURALI DISSIPATIVI
7.5.3.1 VERIFICHE DI RESISTENZA (RES)7.5.3.2 VERIFICHE DI DUTTILITA’ (DUT)
7.5.4. REGOLE DI PROGETTO SPECIFICHE PER STRUTTURE INTELAIATE
7.5.4.1 TRAVI
7.5.4.2 COLONNE
7.5.4.3 COLLEGAMENTI TRAVE-COLONNA
7.5.4.4 PANNELLI D’ANIMA DEI COLLEGAMENTI TRAVE-COLONNA
7.5.4.5 COLLEGAMENTI COLONNA-FONDAZIONE
7.5.5. REGOLE DI PROGETTO SPECIFICHE PER STRUTTURE CON CONTROVENTI CONCENTRICI
7.5.6 REGOLE DI PROGETTO SPECIFICHE PER STRUTTURE CON CONTROVENTI ECCENTRICI7.6. COSTRUZIONI COMPOSTE DI ACCIAIO-CALCESTRUZZO
7.7. COSTRUZIONI DI LEGNO
7.8. COSTRUZIONI DI MURATURA
7.9. PONTI
7.10. COSTRUZIONI CON ISOLAMENTO E/O DISSIPAZIONE
7.11. OPERE E SISTEMI GEOTECNICI
7.5. COSTRUZIONI DI ACCIAIO
Nel caso di comportamento strutturale non dissipativo la capacità delle membrature e dei collegamenti deve essere valutata in accordo con le regole di cui al § 4.2 delle presenti norme, senza nessun requisito aggiuntivo.
Nel caso di comportamento strutturale dissipativo la capacità delle membrature e dei collegamenti deve essere valutata in accordo con le regole di cui dal § 7.1 al § 7.3 delle presenti norme, integrate dalle regole di progettazione e di dettaglio fornite dal § 7.5.3 al § 7.5.6. Le strutture devono essere progettate in maniera tale che i fenomeni di degrado e riduzione di rigidezza che si manifestano nelle zone dissipative non pregiudichino la stabilità globale della struttura.
Nelle zone dissipative, al fine di assicurare che le stesse si formino in accordo con quanto previsto in progetto, la possibilità che il reale limite di snervamento dell’acciaio sia maggiore del limite nominale deve essere tenuta in conto attraverso un opportuno coefficiente γov, definito al § 7.5.1.
Gli elementi non dissipativi delle strutture dissipative e i collegamenti tra le parti dissipative ed il resto della struttura devono possedere una capacità sufficiente a consentire lo sviluppo della plasticizzazione ciclica delle parti dissipative.
7.5.1. CARATTERISTICHE DEI MATERIALI
L’acciaio strutturale deve essere conforme ai requisiti del § 11.3.4.9.
La distribuzione delle proprietà del materiale, nella struttura, quali la tensione di snervamento e la tenacità deve essere tale che le zone dissipative si formino dove stabilito nella progettazione.
Ai fini della progettazione, il fattore di sovraresistenza del materiale, γov è assunto pari a 1,25 per gli acciai tipo S235, S275 ed S355 e pari a 1,15 per gli acciai tipo S420 e S460.
7.5.2. TIPOLOGIE STRUTTURALI E FATTORI DI COMPORTAMENTO
7.5.2.1 TIPOLOGIE STRUTTURALI
Le strutture sismo-resistenti d’acciaio possono essere distinte, in accordo con il loro comportamento, nelle seguenti tipologie strutturali:
a) Strutture intelaiate: sono composte da telai che resistono alle forze orizzontali con un comportamento prevalentemente flessionale. In queste strutture le zone dissipative sono principalmente collocate alle estremità delle travi, in prossimità dei collegamenti trave-colonna, dove si possono formare le cerniere plastiche e l’energia è dissipata per mezzo della flessione ciclica plastica.
b) Strutture con controventi concentrici: in esse le forze orizzontali sono assorbite principalmente da membrature soggette a forze assiali. In queste strutture le zone dissipative sono principalmente collocate nelle diagonali tese. Pertanto, possono essere considerati in questa tipologia solo quei controventi per cui lo snervamento delle diagonali tese precede il raggiungimento della resistenza delle aste strettamente necessarie ad equilibrare i carichi esterni. I controventi reticolari concentrici possono essere distinti nelle seguenti tre categorie (Fig. 7.5.1):
b1) controventi con diagonale tesa attiva, in cui la resistenza alle forze orizzontali e le capacità dissipative sono affidate alle aste diagonali soggette a trazione;
b2) controventi a V, in cui le forze orizzontali devono essere assorbite considerando sia le diagonali tese che quelle compresse. Il punto d’intersezione di queste diagonali giace su di una membratura orizzontale che deve essere continua;
b3) controventi a K, in cui il punto d’intersezione delle diagonali giace su una colonna. Questa categoria non deve essere considerata dissipativa, poiché il meccanismo di collasso coinvolge la colonna.
c) Strutture con controventi eccentrici: in esse le forze orizzontali sono principalmente assorbite da membrature caricate assialmente, ma la presenza di eccentricità di schema permette la dissipazione di energia nei traversi per mezzo del comportamento ciclico a flessione e/o a taglio. I controventi eccentrici possono essere classificati come dissipativi quando la plasticizzazione dei traversi dovuta alla flessione e/o al taglio precede il raggiungimento della resistenza ultima delle altre parti strutturali.
d) Strutture a mensola o a pendolo inverso: in esse almeno il 50% della massa è nel terzo superiore dell’altezza della costruzione oppure la dissipazione di energia è localizzata principalmente alla base. Strutture ad un solo piano che posseggano più di una colonna, con le estremità superiori delle colonne collegate nelle direzioni principali dell’edificio e con il valore del carico assiale normalizzato della colonna non maggiore di 0,3 in alcun punto, possono essere considerate strutture a telaio.
e) Strutture intelaiate con controventi concentrici: in esse le azioni orizzontali sono assorbite sia da telai sia da controventi agenti nel medesimo piano verticale.
f) Strutture intelaiate con tamponature: sono costituite da strutture intelaiate con le quali le tamponature in muratura o calcestruzzo sono in contatto, non collegate.
Fig. 7.5.1. - Tipologie strutturali
Da tale classificazione sono escluse le strutture di acciaio in cui la dissipazione di energia è realizzata mediante l’impiego di appositi dispositivi antisismici.
Per le strutture di acciaio in cui le forze orizzontali sono assorbite da nuclei o pareti di controvento in calcestruzzo armato si rimanda al § 7.4.
Tipologie strutturali diverse da quelle sopraelencate possono essere utilizzate basandosi su criteri di progettazione non difformi da quelli considerati nella presente norma. Il grado di sicurezza raggiunto utilizzando tali criteri deve essere comunque non inferiore a quello garantito dalla presente norma.
7.5.2.2 FATTORI DI COMPORTAMENTO
Per ciascuna tipologia strutturale il valore massimo per q0 è indicato in Tab. 7.3.II.
Per le strutture regolari in pianta possono essere adottati i seguenti valori di αu/α1:
- edifici a un piano αu/α1 = 1,1
- edifici a telaio a più piani, con una sola campata αu/α1 = 1,2
- edifici a telaio con più piani e più campate αu/α1 = 1,3
- edifici con controventi eccentrici a più piani αu/α1 = 1,2
- edifici con strutture a mensola o a pendolo inverso αu/α1 = 1,0
Tali valori di q0 sono da intendersi validi a patto che vengano rispettate le regole di progettazione e di dettaglio fornite nei paragrafi dal § 7.5.3 al § 7.5.6.
7.5.3. REGOLE DI PROGETTO GENERALI PER ELEMENTI STRUTTURALI DISSIPATIVI
Le regole di progetto seguenti si applicano alle parti delle strutture sismo-resistenti progettate per avere un comportamento strutturale dissipativo. Le zone dissipative devono avere un’adeguata duttilità ed una sufficiente capacità.
Nelle disposizioni di cui al presente capitolo, le zone dissipative sono localizzate nelle membrature; pertanto i collegamenti e tutte le componenti non dissipative della struttura devono essere dotate di adeguata capacità.
7.5.3.1 VERIFICHE DI RESISTENZA (RES)
I collegamenti in zone dissipative devono consentire la plasticizzazione delle parti dissipative collegate, garantendo il soddisfacimento del seguente requisito:
Nel caso di membrature tese con collegamenti bullonati, la capacità corrispondente al raggiungimento della tensione di snervamento della sezione deve risultare inferiore alla capacità corrispondente al raggiungimento della tensione di rottura della sezione netta in corrispondenza dei fori per i dispositivi di collegamento; si deve quindi verificare che:
essendo A l’area lorda e Ares l’area resistente costituita dall’area netta in corrispondenza dei fori, integrata da un’eventuale area di rinforzo. I fattori parziali γM0 e γM2 sono definiti nella Tab. 4.2.V del § 4.2.3.1.1. delle presenti norme.
7.5.3.2 VERIFICHE DI DUTTILITA’ (DUT)
In ogni zona o elemento dissipativo si deve garantire una capacità in duttilità superiore alla corrispondente domanda in duttilità.
La verifica deve essere effettuata adottando le misure di deformazione adeguate ai meccanismi duttili previsti per le diverse tipologie strutturali.
Per le tipologie indicate in § 7.5.2.1, si possono utilizzare le seguenti misure di deformazione locale θ:
- elementi inflessi o presso inflessi di strutture intelaiate: rotazione alla corda;
- elementi prevalentemente tesi e compressi di strutture controventate: allungamento complessivo della diagonale;
- elementi sottoposti a taglio e flessione di strutture con controventi eccentrici (elementi di collegamento): rotazione rigida tra l’elemento di connessione e l’elemento contiguo.
La duttilità locale è definita come segue:
La domanda in duttilità locale è definita dal rapporto tra il valore di deformazione θu misurato mediante analisi non lineare e il valore di deformazione θy al limite elastico. Nel caso di analisi strutturale lineare con fattore di comportamento, la domanda di deformazione può essere dedotta dal campo di spostamenti ultimi ottenuti come in § 7.3.3.3.
La capacità in duttilità locale è data dal rapporto tra la misura di deformazione al collasso θu, valutata in corrispondenza della riduzione del 15% della massima resistenza dell’elemento, e la deformazione θy corrispondente al raggiungimento della prima plasticizzazione.
La capacità in duttilità locale, quando non sia determinata mediante sperimentazione diretta, deve essere valutata utilizzando metodi di calcolo che descrivano in modo adeguato il comportamento in campo non-lineare, inclusi i fenomeni di instabilità dell’equilibrio, e tengano conto dei fenomeni di degrado connessi al comportamento ciclico.
La verifica di duttilità si ritiene comunque soddisfatta qualora siano rispettate, in funzione della classe di duttilità e del valore di base del fattore di comportamento q0 utilizzato in fase di progetto, le prescrizioni relative alle classi di sezioni trasversali per le zone/elementi dissipativi riportate in Tab. 7.5.I nonché le prescrizioni specifiche di cui ai successivi paragrafi relativi a ciascuna tipologia strutturale e sia soddisfatta, per le sezioni delle colonne primarie delle strutture a telaio in cui si prevede la formazione di zone dissipative, la relazione:
dove NEd è il valore della domanda a sforzo normale e Npl,Rd è il valore della capacità a sforzo normale determinata secondo criteri di cui al § 4.2.4.1.2.
Tab. 7.5.I - Classe della sezione trasversale di elementi dissipativi in funzione della classe di duttilità e di q0
7.5.4. REGOLE DI PROGETTO SPECIFICHE PER STRUTTURE INTELAIATE
Al fine di conseguire un comportamento duttile, i telai devono essere progettati in modo che le zone dissipative si formino nelle travi piuttosto che nelle colonne.
Questo requisito non è richiesto per le sezioni delle colonne alla base ed alla sommità dei telai multipiano e per gli edifici monopiano.
7.5.4.1 TRAVI
Verifiche di resistenza (RES)
Nelle sezioni in cui è attesa la formazione delle zone dissipative devono essere verificate le seguenti relazioni:
Le travi devono avere capacità sufficiente nei confronti dell’instabilità flessionale e flesso-torsionale, determinata come in §4.2.4.1.3. ed assumendo la formazione delle zone dissipative nella sezione caratterizzata dalla domanda più elevata in condizioni sismiche.
7.5.4.2 COLONNE
Verifiche di resistenza (RES)
La capacità delle colonne deve essere confrontata con la combinazione più sfavorevole della domanda a flessione ed a sforzo normale.
La domanda deve essere determinata come segue:
Nelle colonne in cui si attende la formazione di zone dissipative, la domanda deve essere calcolata nell’ipotesi che in corrispondenza di tali zone sia raggiunta la capacità a flessione Mpl,Rd.
Il rapporto tra la domanda e la capacità a taglio deve rispettare la seguente limitazione:
Per assicurare lo sviluppo del meccanismo globale dissipativo, deve inoltre essere rispettata la seguente diseguaglianza per ogni nodo trave-colonna del telaio
dove γRd è dato in Tab. 7.2.I, Mc,pl,Rd è la capacità a flessione della colonna calcolata per i livelli di domanda a sforzo normale valutata nelle combinazioni sismiche delle azioni ed Mb,pl,Rd è la capacità delle travi che convergono nel nodo trave-colonna.
Nella [7.5.11] si assume il nodo in equilibrio ed i momenti, sia nelle colonne sia nelle travi, tra loro concordi. Nel caso in cui i momenti nella colonna al di sopra e al di sotto del nodo siano tra loro discordi, al primo membro della formula [7.5.11] va posta la maggiore tra le capacità a flessione delle colonne, mentre la minore va sommata alle capacità a flessione delle travi.
7.5.4.3 COLLEGAMENTI TRAVE-COLONNA
Verifiche di resistenza (RES)
I collegamenti trave-colonna devono essere progettati in modo da consentire la formazione delle zone dissipative alle estremità delle travi secondo le indicazioni di cui al § 7.5.3.1. In particolare, la capacità a flessione del collegamento trave-colonna, Mj,Rd, deve soddisfare la seguente relazione
7.5.4.4 PANNELLI D’ANIMA DEI COLLEGAMENTI TRAVE-COLONNA
Verifiche di resistenza (RES)
I pannelli d’anima devono essere progettati in modo da consentire lo sviluppo del meccanismo dissipativo della struttura, cioè la plasticizzazione delle sezioni delle travi convergenti nel nodo trave-colonna evitando fenomeni di plasticizzazione e instabilizzazione a taglio.
Tale requisito si può ritenere soddisfatto quando:
essendo Vvp,Ed , Vvp,Rd e Vvb,Rd rispettivamente la domanda a taglio, la capacità a taglio per plasticizzazione del pannello e la capacità a taglio per instabilità del pannello, queste ultime valutate come in § 4.2.4.1.2 e 4.2.4.1.3.
La domanda a taglio Vvp,Ed deve essere determinata assumendo il raggiungimento della capacità a flessione nelle sezioni delle travi convergenti nel nodo trave-colonna, secondo lo schema e le modalità previste in fase di progetto.
7.5.4.5 COLLEGAMENTI COLONNA-FONDAZIONE
Verifiche di resistenza (RES)
Il collegamento colonna-fondazione deve essere progettato in modo tale che la sua capacità sia maggiore della capacità della colonna ad esso collegata.
In particolare, la capacità a flessione del collegamento deve rispettare la seguente disuguaglianza
dove Mc,pl,Rd è la capacità a flessione della colonna, valutata per la domanda a sforzo normale NEd che fornisce la condizione più gravosa per il collegamento di base. Il coefficiente γov è fornito nel § 7.5.1.
7.5.5. REGOLE DI PROGETTO SPECIFICHE PER STRUTTURE CON CONTROVENTI CONCENTRICI
Nelle strutture con controventi concentrici le membrature costituenti le travi e le colonne ed i collegamenti devono possedere una capacità sufficiente a consentire lo sviluppo delle zone dissipative nelle diagonali.
Le diagonali di controvento hanno essenzialmente funzione portante nei confronti delle azioni sismiche e, a tal fine, tranne che per i controventi a V, devono essere considerate le sole diagonali tese.
La risposta carico-spostamento laterale deve essere sostanzialmente indipendente dal verso dell’azione sismica.
Per edifici con più di due piani, la snellezza adimensionale delle diagonali deve rispettare le seguenti condizioni:
Verifiche di Resistenza (RES)
Travi e colonne considerate soggette prevalentemente a sforzi assiali in condizioni di sviluppo del meccanismo dissipativo previsto per tale tipo di struttura devono rispettare la condizione
essendo
Nb,Rd la capacità nei confronti dell’instabilità, calcolata come in § 4.2.4.1.3.1 tenendo conto dell’interazione con il momento flettente MEd,
NEd ed MEd i valori della domanda a sforzo normale e flessione dovuta alle combinazioni sismiche di progetto, valutate rispettivamente mediante le espressioni 7.5.7 e 7.5.8, ponendo Ω il minimo valore tra gli Ωi = Npl,Rd,i / NEd,i dove Npl,Rd,i è la capacità a sforzo normale della i-esima diagonale e NEd,i la domanda a sforzo normale per la combinazione sismica, calcolati per tutti gli elementi di controvento in cui si attende la formazione di zone dissipative.
Per garantire un comportamento dissipativo omogeneo delle diagonali all’interno della struttura, i valori massimo e minimo dei coefficienti Ωi = Npl,Rd,i /NEd,i, dove Npl,Rd,i è la capacità a sforzo normale della i-esima diagonale e NEd,i la domanda a sforzo normale per la combinazione sismica, calcolati per tutti gli elementi di controvento in cui si attende la formazione di zone dissipative, devono differire non più del 25%.
Nei telai con controventi a V le travi devono avere capacità sufficiente a rispondere alla domanda relativa alle azioni di natura non sismica senza considerare il contributo fornito dalle diagonali.
Le travi devono inoltre avere capacità sufficiente per rispondere alla domanda che si sviluppa a seguito della plasticizzazione delle diagonali tese e dell’instabilizzazione delle diagonali compresse in condizioni sismiche. Per determinare il valore di tale domanda si può considerare la presenza, nelle diagonali tese, di una sollecitazione pari alla capacità a sforzo normale Npl,Rd e, nelle diagonali compresse, di una sollecitazione pari a γpb .Npl,Rd, essendo γpb = 0,30 il fattore che permette di stimare la capacità residua dopo l’instabilizzazione della diagonale.
I collegamenti delle diagonali alle altre parti strutturali devono garantire il rispetto dei requisiti di cui al § 7.5.3.1.
Verifiche di Duttilità (DUT)
Qualora non si eseguano le specifiche verifiche di duttilità di cui al § 7.5.3.2, le membrature di controvento devono appartenere alla prima o alla seconda classe di cui al § 4.2.3.1 secondo la Tab. 7.5.I. Qualora esse siano costituite da sezioni circolari cave, il rapporto tra il diametro esterno d e lo spessore t deve soddisfare la limitazione d/t ≤ 36. Nel caso in cui le aste di controvento siano costituite da profili tubolari a sezione rettangolare, i rapporti larghezza/spessore delle parti che costituiscono la sezione non devono eccedere 18, a meno che le pareti del tubo non siano irrigidite.
7.5.6 REGOLE DI PROGETTO SPECIFICHE PER STRUTTURE CON CONTROVENTI ECCENTRICI
I controventi eccentrici dividono le travi dei telai in due o più parti. Ad una di queste parti, chiamata «elemento di connessione», è affidato il compito di dissipare l’energia sismica attraverso deformazioni plastiche cicliche taglianti e/o flessionali. Gli elementi di connessione possono essere componenti orizzontali o verticali.
Gli elementi di connessione vengono denominati “corti” quando la plasticizzazione avviene per taglio, “lunghi” quando la plasticizzazione avviene per flessione e “intermedi” quando la plasticizzazione è un effetto combinato di taglio e flessione. In relazione alla lunghezza “e” dell’elemento di connessione, si adotta la classificazione seguente:
dove M1Rd e V1Rd sono, rispettivamente, la capacità a flessione e la capacità a taglio dell’elemento di connessione, α è il rapporto tra il valore minore ed il maggiore della domanda a flessione attesa alle due estremità dell’elemento di connessione.
Verifiche di Resistenza (RES)
Per le sezioni ad I la capacità a flessione, M1Rd, e la capacità a taglio, V1Rd, dell’elemento di connessione sono definiti, in assenza di domanda a sforzo normale, rispettivamente dalle formule:
essendo b e tf la larghezza e lo spessore della flangia, h l’altezza della sezione e tw lo spessore dell’anima del profilo costituente la sezione.
Quando sia soddisfatta la relazione NEd/Npl,Rd < 0,15 occorre che ad entrambe le estremità del collegamento la capacità a taglio ed
a flessione siano maggiori della corrispondente domanda:
essendo NEd, VEd, e MEd i valori della domanda a sforzo normale, taglio e flessione agenti in corrispondenza delle estremità dell’elemento di connessione e Npl,Rd la capacità a sforzo normale della sezione costituente l’elemento di connessione.
Quando il valore di progetto della domanda a sforzo normale NEd agente sull’elemento di connessione supera il 15% della corrispondente capacità della sezione costituente l’elemento Npl,Rd , tale domanda va tenuta opportunamente in conto riducendo la capacità a taglio, V1,Rd, e a flessione, M1,Rd, dell’elemento di connessione stesso, adottando le seguenti espressioni
Se NEd/Npl,Rd ≥ 0,15 occorre anche che sia:
dove R = NEd tw (d -2tf) / (VEd A), in cui A è l’area lorda del collegamento.
Le membrature non contenenti elementi di connessione, come le colonne e gli elementi diagonali, se sono utilizzati elementi di connessione orizzontali, e le travi, se sono utilizzati elementi di connessione verticali, devono possedere una capacità tale da soddisfare la combinazione più sfavorevole della domanda a sforzo normale e della domanda a flessione:
dove:
NRd (MEd,VEd) è la capacità a sforzo normale di progetto della colonna o dell’elemento diagonale valutata tenendo conto dell’interazione con la domanda a flessione ed a taglio, MEd e VEd nella combinazione sismica;
NEd,G è la domanda a sforzo normale nella colonna o nell’elemento diagonale, dovuta ad azioni di tipo non-sismico incluse nella combinazione sismica di progetto;
NEd,E è la domanda a sforzo normale nella colonna o nell’elemento diagonale per l’azione sismica di progetto;
γov è il coefficiente di sovraresistenza del materiale di cui al § 7.5.1;
Ω è pari al valore minimo dei coefficienti Ωi = 1,5 V1,Rd,i /VEd,i per elementi di connessione corti in cui si localizzano le zone dissipative e Ωi = 1,5 M1,Rd,i/MEd,i per tutti gli elementi di connessione lunghi e intermedi in cui si localizzano le zone dissipative, dove VEd,i e MEd,i sono i valori della domanda a taglio e flessione dell’i-esimo elemento di connessione per la combinazione sismica di progetto, V1,Rd,i e M1,Rd,i sono le capacità a taglio e flessione dell’i-esimo elemento di connessione.
I collegamenti degli elementi di connessione devo avere una capacità sufficiente a soddisfare una domanda pari a:
dove:
Ed,G è la domanda agente sul collegamento per le azioni di tipo non-sismico incluse nella combinazione sismica di progetto;
Ed,E è la domanda agente sul collegamento per l’azione sismica di progetto;
γov è il coefficiente di sovraresistenza;
Ωi è il coefficiente relativo all’elemento di connessione considerato e calcolato come indicato nel presente paragrafo.
Per garantire un comportamento dissipativo omogeneo degli elementi di collegamento all’interno della struttura, i coefficienti Ωi calcolati per tutti gli elementi di connessione come indicato in precedenza nel presente paragrafo, devono differire tra il massimo ed il minimo di non più del 25%.
Verifiche di Duttilità (DUT)
Qualora non si effettuino specifiche verifiche di duttilità di cui al § 7.5.3.2:
- gli elementi di collegamento lunghi e intermedi devono appartenere alla prima o alla seconda classe di cui al § 4.2.3.1 secondo la Tab. 7.5.I;
- negli elementi di collegamento intermedi e corti devono essere evitati i fenomeni di instabilità locale fino al raggiungimento della completa plasticizzazione della sezione;
- devono essere soddisfatte le prescrizioni sui dettagli costruttivi di cui al presente paragrafo;
- la domanda di rotazione rigida θp tra l’elemento di connessione e l’elemento contiguo non deve eccedere i seguenti valori:
Per gli elementi di connessione «intermedi» si interpola linearmente tra i valori precedenti.
Dettagli costruttivi
Il comportamento degli elementi di connessione lunghi è dominato dalla plasticizzazione per flessione. Le modalità di collasso tipiche di tali elementi di connessione sono rappresentate dalla instabilità locale della piattabanda compressa e dalla instabilità flesso-torsionale. Al fine di evitare tali fenomeni, occorre disporre irrigidimenti ad una distanza massima pari a 1.5 b, essendo b la larghezza della flangia del profilo costituente l’elemento di connessione, dall’estremità dell’elemento di connessione stesso.
In tutti i casi, gli irrigidimenti d’anima devono essere disposti da ambo i lati in corrispondenza delle estremità delle diagonali.
Nel caso di elementi di connessione corti e travi di modesta altezza (minore di 600 mm) è sufficiente che gli irrigidimenti siano disposti da un solo lato dell’anima, impegnando almeno i 3/4 della altezza dell’anima stessa. Tali irrigidimenti devono avere spessore non inferiore a tw , e comunque non inferiore a 10 mm, e larghezza pari a (b/2)-tw, essendo tw lo spessore dell’anima del profilo costituente l’elemento di connessione.
Nel caso degli elementi di connessione lunghi e degli elementi di connessione intermedi, gli irrigidimenti hanno lo scopo di ritardare l’instabilità locale e, pertanto, devono impegnare l’intera altezza dell’anima.
Le saldature che collegano il generico elemento di irrigidimento all’anima devono possedere una capacità tale da soddisfare una domanda pari a Ast fy, essendo Ast l’area dell’elemento di irrigidimento; le saldature che lo collegano alle piattabande devono possedere una capacità superiore a Ast fy/4.
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