INDICE
4.1. COSTRUZIONI DI CALCESTRUZZO
4.1.1. VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA E METODI DI ANALISI
4.1.1.1 ANALISI ELASTICA LINEARE
4.1.1.2 ANALISI PLASTICA
4.1.1.3 ANALISI NON LINEARE
4.1.1.4 EFFETTI DELLE DEFORMAZIONI
4.1.2. VERIFICHE DEGLI STATI LIMITE
4.1.2.1 MATERIALI
4.1.2.1.1 Resistenze di calcolo dei materiali
4.1.2.1.1.1 Resistenza di calcolo a compressione del calcestruzzo
4.1.2.1.1.2 Resistenza di calcolo a trazione del calcestruzzo
4.1.2.1.1.3 Resistenza di calcolo dell’acciaio
4.1.2.1.1.4 Tensione tangenziale di aderenza acciaio-calcestruzzo
4.1.2.1.2 Diagrammi di calcolo dei materiali
4.1.2.1.2.1 Diagrammi di calcolo tensione-deformazione del calcestruzzo
                  Calcestruzzo confinato
4.1.2.1.2.2 Diagrammi di calcolo tensione-deformazione dell’acciaio
4.1.2.2 STATI LIMITE DI ESERCIZIO
4.1.2.2.1 Generalità
4.1.2.2.2 Stato limite di deformazione
4.1.2.2.3 Stato limite per vibrazioni
4.1.2.2.4 Stato limite di fessurazione
4.1.2.2.4.1 Combinazioni di azioni
4.1.2.2.4.2 Condizioni ambientali
4.1.2.2.4.3 Sensibilità delle armature alla corrosione
4.1.2.2.4.4 Scelta degli stati limite di fessurazione
4.1.2.2.4.5 Verifica dello stato limite di fessurazione
                    Stato limite di decompressione e di formazione delle fessure
                   Stato limite di apertura delle fessure
4.1.2.2.5 Stato limite di limitazione delle tensioni
4.1.2.2.5.1 Tensione massima di compressione del calcestruzzo nelle condizioni di esercizio
4.1.2.2.5.2 Tensione massima dell’acciaio in condizioni di esercizio
4.1.2.3 STATI LIMITE ULTIMI
4.1.2.3.1 Generalità
4.1.2.3.2 Stato limite di resistenza
4.1.2.3.3 Stato limite di duttilità
4.1.2.3.4 Resistenza flessionale e duttilità massima in presenza e in assenza di sforzo assiale
4.1.2.3.4.1 Ipotesi di base
4.1.2.3.4.2 Verifiche di resistenza e duttilità
4.1.2.3.5 Resistenza nei confronti di sollecitazioni taglianti
4.1.2.3.5.1 Elementi senza armature trasversali resistenti a taglio
4.1.2.3.5.2 Elementi con armature trasversali resistenti al taglio
4.1.2.3.5.3 Casi particolari
                   Componenti trasversali
                   Carichi in prossimità degli appoggi
                   Carichi appesi o indiretti
4.1.2.3.5.4 Verifica al punzonamento
4.1.2.3.6 Resistenza nei confronti di sollecitazioni torcenti
                Sollecitazioni composte
4.1.2.3.7 Resistenza di elementi tozzi, nelle zone diffusive e nei nodi
4.1.2.3.8 Resistenza a fatica
4.1.2.3.9 Indicazioni specifiche relative a pilastri e pareti
4.1.2.3.9.1 Pilastri cerchiati
4.1.2.3.9.2 Verifiche di stabilità per elementi snelli
                    Snellezza limite per pilastri singoli
                   Effetti globali negli edifici
4.1.2.3.9.3 Metodi di verifica
                    Analisi elastica lineare
                   Analisi non lineare
4.1. 2.3.10 Verifica dell’aderenza delle barre di acciaio con il calcestruzzo
4.1.3. VERIFICHE PER SITUAZIONI TRANSITORIE
4.1.4. VERIFICHE PER SITUAZIONI ECCEZIONALI
4.1.5 PROGETTAZIONE INTEGRATA DA PROVE E VERIFICA MEDIANTE PROVE
4.1.6. DETTAGLI COSTRUTTIVI
4.1.6.1 ELEMENTI MONODIMENSIONALI: TRAVI E PILASTRI
4.1.6.1.1 Armatura delle travi
4.1.6.1.2 Armatura dei pilastri
4.1.6.1.3 Copriferro e interferro
4.1.6.1.4 Ancoraggio delle barre e loro giunzioni
4.1.7. ESECUZIONE
4.1.8. NORME ULTERIORI PER IL CALCESTRUZZO ARMATO PRECOMPRESSO
4.1.8.1 VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA - NORME DI CALCOLO
4.1.8.1.1 Stati limite ultimi
4.1.8.1.2 Stati limite di esercizio
4.1.8.1.3 Tensioni di esercizio nel calcestruzzo a cadute avvenute
4.1.8.1.4 Tensioni iniziali nel calcestruzzo
4.1.8.1.5 Tensioni limite per gli acciai da precompressione
4.1.8.2 DETTAGLI COSTRUTTIVI PER IL CALCESTRUZZO ARMATO PRECOMPRESSO
4.1.8.2.1 Armatura longitudinale ordinaria
4.1.8.2.2 Staffe
4.1.8.3 ESECUZIONE DELLE OPERE IN CALCESTRUZZO ARMATO PRECOMPRESSO
4.1.9. NORME ULTERIORI PER I SOLAI
4.1.9.1 SOLAI MISTI DI C.A. E C.A.P. E BLOCCHI FORATI IN LATERIZIO
4.1.9.2 SOLAI MISTI DI C.A. E C.A.P. E BLOCCHI DIVERSI DAL LATERIZIO O CALCESTRUZZO
4.1.9.3 SOLAI REALIZZATI CON L’ASSOCIAZIONE DI COMPONENTI PREFABBRICATI IN C.A. E C.A.P.
4.1.10. NORME ULTERIORI PER LE STRUTTURE PREFABBRICATE
4.1.10.1 PRODOTTI PREFABBRICATI NON SOGGETTI A MARCATURA CE
4.1.10.2 PRODOTTI PREFABBRICATI IN SERIE
4.1.10.2.1 Prodotti prefabbricati in serie dichiarata
4.1.10.2.2 Prodotti prefabbricati in serie controllata
4.1.10.3 RESPONSABILITÀ E COMPETENZE
4.1.10.4 PROVE SU COMPONENTI
4.1.10.5 NORME COMPLEMENTARI
4.1.10.5.1 Appoggi
4.1.10.5.2 Realizzazione delle unioni
4.1.10.5.3 Tolleranze
4.1.11. CALCESTRUZZO A BASSA PERCENTUALE DI ARMATURA O NON ARMATO
4.1.11.1 VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA – NORME DI CALCOLO
4.1.12. CALCESTRUZZO DI AGGREGATI LEGGERI
4.1.12.1 NORME DI CALCOLO
4.1.13. RESISTENZA AL FUOCO

4.2. COSTRUZIONI DI ACCIAIO

4.3. COSTRUZIONI COMPOSTE DI ACCIAIO - CALCESTRUZZO

4.4. COSTRUZIONI DI LEGNO

4.5. COSTRUZIONI DI MURATURA

4.6. ALTRI SISTEMI COSTRUTTIVI

4.1. COSTRUZIONI DI CALCESTRUZZO
Formano oggetto delle presenti norme le strutture di:
– calcestruzzo armato normale (cemento armato)
– calcestruzzo armato precompresso (cemento armato precompresso)
– calcestruzzo a bassa percentuale di armatura o non armato
con riferimento a calcestruzzi di peso normale e con esclusione di quelle opere per le quali vige una regolamentazione apposita a carattere particolare.
Al § 4.1.12 sono date inoltre le norme integrative per le strutture in calcestruzzo di inerte leggero.
Nel seguito si intendono per calcestruzzi ordinari i calcestruzzi conformi al presente § 4.1 ed al § 11.2, con esclusione dei calcestruzzi di aggregati leggeri (LC), di cui al §4.1.12, e di quelli fibrorinforzati (FRC), di cui al §11.2.12.
Ai fini della valutazione del comportamento e della resistenza delle strutture in calcestruzzo, questo viene titolato ed identificato mediante la classe di resistenza contraddistinta dai valori caratteristici delle resistenze cilindrica e cubica a compressione uniassiale, misurate rispettivamente su provini cilindrici (o prismatici) e cubici, espressa in MPa (§ 11.2).
Per le classi di resistenza normalizzate per calcestruzzo normale si può fare utile riferimento a quanto indicato nelle norme UNI EN 206 e nella UNI 11104.
Sulla base della denominazione normalizzata vengono definite le classi di resistenza della Tab. 4.1.I.
Tab. 4.1.I – Classi di resistenza

Oltre alle classi di resistenza riportate in Tab. 4.1.I si possono prendere in considerazione le classi di resistenza già in uso C28/35 e C32/40.
I calcestruzzi delle diverse classi di resistenza trovano impiego secondo quanto riportato nella Tab. 4.1.II, fatti salvi i limiti derivanti dal rispetto della durabilità.
Per classi di resistenza superiore a C70/85 si rinvia al caso C) del § 11.1.
Per le classi di resistenza superiori a C45/55, la resistenza caratteristica e tutte le grandezze meccaniche e fisiche che hanno influenza sulla resistenza e durabilità del conglomerato devono essere accertate prima dell’inizio dei lavori tramite un’apposita sperimentazione preventiva e la produzione deve seguire specifiche procedure per il controllo di qualità.
Tab. 4.1.II – Impiego delle diverse classi di resistenza

4.1.1. VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA E METODI DI ANALISI
La valutazione della sicurezza va condotta secondo i principi fondamentali ed i metodi precisati al Capitolo 2.
In particolare per l’analisi strutturale, volta alla valutazione degli effetti delle azioni, si potranno adottare i metodi seguenti:
a) analisi elastica lineare;
b) analisi plastica;
c) analisi non lineare.
Quando rilevante, nei diversi metodi di analisi sopra citati vanno considerati gli effetti del secondo ordine (§ 4.1.1.4).
Le analisi globali hanno lo scopo di stabilire la distribuzione delle forze interne, delle tensioni, delle deformazioni e degli spostamenti nell’intera struttura o in una parte di essa.
Analisi locali possono essere necessarie nelle zone singolari quali quelle poste:
– in prossimità degli appoggi;
– in corrispondenza di carichi concentrati;
– alle intersezioni travi-colonne;
– nelle zone di ancoraggio;
– in corrispondenza di variazioni della sezione trasversale.

4.1.1.1 ANALISI ELASTICA LINEARE
L’analisi elastica lineare può essere usata per valutare gli effetti delle azioni sia per gli stati limite di esercizio sia per gli stati limite ultimi.
Per la determinazione degli effetti delle azioni, le analisi saranno effettuate assumendo:
– sezioni interamente reagenti con rigidezze valutate riferendosi al solo calcestruzzo;
– relazioni tensione deformazione lineari;
– valori medi del modulo d’elasticità.
Per la determinazione degli effetti delle deformazioni termiche, degli eventuali cedimenti e del ritiro, le analisi saranno effettuate assumendo:
– per gli stati limite ultimi, rigidezze ridotte valutate ipotizzando che le sezioni siano fessurate (in assenza di valutazioni più precise la rigidezza delle sezioni fessurate potrà essere assunta pari alla metà della rigidezza delle sezioni interamente reagenti);
– per gli stati limite di esercizio, rigidezze intermedie tra quelle delle sezioni interamente reagenti e quelle delle sezioni fessurate.
Per le sole verifiche agli stati limite ultimi, i risultati dell’analisi elastica possono essere modificati con una ridistribuzione dei momenti, nel rispetto dell’equilibrio e delle capacità di rotazione plastica delle sezioni dove si localizza la ridistribuzione. In particolare la ridistribuzione non è ammessa per i pilastri e per i nodi dei telai, è consentita per le travi continue, le travi di telai in cui possono essere trascurati gli effetti del secondo ordine e le solette, a condizione che le sollecitazioni di flessione siano prevalenti ed i rapporti tra le luci di campate contigue siano compresi nell’intervallo 0,5-2,0.
Per le travi e le solette che soddisfano le condizioni dette, la ridistribuzione dei momenti flettenti può effettuarsi senza esplicite verifiche in merito alla duttilità delle membrature, purché il rapporto δ tra il momento dopo la ridistribuzione ed il momento prima della ridistribuzione risulti 1≥δ≥ 0,70.
I valori di δ si ricavano dalle espressioni:


dove x è l’altezza della zona compressa dopo la ridistribuzione, d è l’altezza utile della sezione (Fig.4.1.4) ed εcu è definita in § 4.1.2.1.2.1.
Per le travi continue, le travi di telai in cui possono essere trascurati gli effetti del secondo ordine e le solette, il rapporto x/d nelle sezioni critiche non deve comunque superare il valore 0,45 per fck ≤ 50 MPa e 0,35 per fck > 50 MPa.

4.1.1.2 ANALISI PLASTICA
L’analisi plastica può essere usata per valutare gli effetti di azioni statiche e per i soli stati limite ultimi.
Al materiale si può attribuire un diagramma tensioni-deformazioni rigido-plastico verificando che la duttilità delle sezioni dove si localizzano le plasticizzazioni sia sufficiente a garantire la formazione del meccanismo previsto.
Nell’analisi si trascurano gli effetti di precedenti applicazioni del carico e si assume un incremento monotono dell’intensità delle azioni e la costanza del rapporto tra le loro intensità così da pervenire ad un unico moltiplicatore di collasso. L’analisi può essere del primo o del secondo ordine.

4.1.1.3 ANALISI NON LINEARE
L’analisi non lineare può essere usata per valutare gli effetti di azioni statiche e dinamiche, sia per gli stati limite di esercizio, sia per gli stati limite ultimi, a condizione che siano soddisfatti l’equilibrio e la congruenza.
Al materiale si può attribuire un diagramma tensioni-deformazioni che ne rappresenti adeguatamente il comportamento reale, verificando che le sezioni dove si localizzano le plasticizzazioni siano in grado di sopportare allo stato limite ultimo tutte le deformazioni non elastiche derivanti dall’analisi, tenendo in appropriata considerazione le incertezze.
Nell’analisi si trascurano gli effetti di precedenti applicazioni del carico e si assume un incremento monotono dell’intensità delle azioni e la costanza del rapporto tra le loro intensità. L’analisi può essere del primo o del secondo ordine.

4.1.1.4 EFFETTI DELLE DEFORMAZIONI
In generale, è possibile effettuare:
– l’analisi del primo ordine, imponendo l’equilibrio sulla configurazione iniziale della struttura,
– l’analisi del secondo ordine, imponendo l’equilibrio sulla configurazione deformata della struttura.
L’analisi globale può condursi con la teoria del primo ordine nei casi in cui possano ritenersi trascurabili gli effetti delle deformazioni sull’entità delle sollecitazioni, sui fenomeni di instabilità e su qualsiasi altro rilevante parametro di risposta della struttura.
Gli effetti del secondo ordine possono essere trascurati se sono inferiori al 10% dei corrispondenti effetti del primo ordine, oppure se sono rispettate le condizioni di cui al § 4.1.2.3.9.2.

4.1.2. VERIFICHE DEGLI STATI LIMITE
4.1.2.1 MATERIALI
4.1.2.1.1 Resistenze di progetto dei materiali
4.1.2.1.1.1 Resistenza di progetto a compressione del calcestruzzo
Per il calcestruzzo la resistenza di progetto a compressione, fcd , é:

Nel caso di elementi piani (solette, pareti, …) gettati in opera con calcestruzzi ordinari e con spessori minori di 50 mm, la resistenza
di progetto a compressione va ridotta a 0,80 fcd.
Il coefficiente γC può essere ridotto da 1,5 a 1,4 per produzioni continuative di elementi o strutture, soggette a controllo continuativo
del calcestruzzo dal quale risulti un coefficiente di variazione (rapporto tra scarto quadratico medio e valor medio) della resistenza
non superiore al 10%. Le suddette produzioni devono essere inserite in un sistema di qualità di cui al § 11.8.3.

4.1.2.1.1.2 Resistenza di progetto a trazione del calcestruzzo
La resistenza di progetto a trazione, fctd , vale:

dove:
γC è il coefficiente parziale di sicurezza relativo al calcestruzzo già definito al § 4.1.2.1.1.1;
fctk è la resistenza caratteristica a trazione del calcestruzzo (§ 11.2.10.2).
Il coefficiente γC assume il valore 1,5.
Nel caso di elementi piani (solette, pareti, …) gettati in opera con calcestruzzi ordinari e con spessori minori di 50 mm, la resistenza
di progetto a trazione va ridotta a 0,80 fctd.
Il coefficiente γC può essere ridotto, da 1,5 a 1,4 nei casi specificati al § 4.1.2.1.1.1.

4.1.2.1.1.3 Resistenza di progetto dell’acciaio
La resistenza di progetto dell’acciaio fyd è riferita alla tensione di snervamento ed il suo valore è dato da:

dove:
γS è il coefficiente parziale di sicurezza relativo all’acciaio;
fyk per armatura ordinaria è la tensione caratteristica di snervamento dell’acciaio (§ 11.3.2), per armature da precompressione è la tensione convenzionale caratteristica di snervamento data, a seconda del tipo di prodotto, da fpyk (barre), fp(0,1)k (fili), fpp(1)k (trefoli e trecce); si veda in proposito la Tab. 11.3.VIII.
Il coefficiente γS assume sempre, per tutti i tipi di acciaio, il valore 1,15.

4.1.2.1.1.4 Tensione tangenziale di aderenza acciaio-calcestruzzo
La resistenza tangenziale di aderenza di progetto fbd vale:

dove:
γc è il coefficiente parziale di sicurezza relativo al calcestruzzo, pari a 1,5;
fbk è la resistenza tangenziale caratteristica di aderenza data da:

in cui
η1 = 1,0 in condizioni di buona aderenza;
η1 = 0,7 in condizioni di non buona aderenza, quali nei casi di armature molto addensate, ancoraggi in zona tesa, ancoraggi in zone superiori di getto, in elementi strutturali realizzati con casseforme scorrevoli, a meno che non si adottino idonei provvedimenti;
η2 = 1,0 per barre di diametro Φ ≤ 32 mm
η2 = (132 - Φ)/100 per barre di diametro superiore
La lunghezza di ancoraggio di progetto e la lunghezza di sovrapposizione sono influenzate dalla forma delle barre, dal copriferro, dall'effetto di confinamento dell'armatura trasversale, dalla presenza di barre trasversali saldate, dalla pressione trasversale lungo la lunghezza di ancoraggio e dalla percentuale di armatura sovrapposta rispetto all'armatura totale. Per le regole di dettaglio da adottare si potrà fare utile riferimento alla sezione 8 di UNI EN 1992-1-1:2015.

4.1.2.1.2 Diagrammi di calcolo dei materiali
4.1.2.1.2.1 Diagrammi di calcolo tensione-deformazione del calcestruzzo
Per il diagramma tensione-deformazione del calcestruzzo è possibile adottare opportuni modelli rappresentativi del reale comportamento del materiale, definiti in base alla resistenza di progetto fcd e alla deformazione ultima di progetto εcu .
Fig. 4.1.1 – Modelli σ-ε per il calcestruzzo

In Fig. 4.1.1 sono rappresentati i modelli σ-ε per il calcestruzzo:
(a) parabola-rettangolo; (b) triangolo-rettangolo; (c) rettangolo (stress block).
In particolare, per le classi di resistenza pari o inferiore a C50/60 si può porre:

Per le classi di resistenza superiore a C50/60 si può porre:

purché si adottino opportune limitazioni quando si usa il modello (c).
Per sezioni o parti di sezioni soggette a distribuzioni di tensione di compressione approssimativamente uniformi, si assume per la deformazione ultima di progetto il valore εc2 anziché εcu.
Calcestruzzo confinato
Per il diagramma tensione-deformazione del calcestruzzo confinato è possibile adottare opportuni modelli rappresentativi del reale comportamento del materiale in stato triassiale. Questi modelli possono essere adottati nel calcolo sia della resistenza ultima sia della duttilità delle sezioni e devono essere applicati alle sole zone confinate della sezione.
Il confinamento del calcestruzzo è normalmente generato da staffe chiuse e legature interne, che possono raggiungere la tensione di snervamento a causa della dilatazione laterale del calcestruzzo stesso a cui tendono ad opporsi. Il confinamento consente al calcestruzzo di raggiungere tensioni e deformazioni più elevate di quelle proprie del calcestruzzo non confinato. Le altre caratteristiche meccaniche si possono considerare inalterate.
In assenza di più precise determinazioni basate su modelli analitici di comprovata validità, è possibile utilizzare la relazione tensione-deformazione rappresentata in Fig. 4.1.2 (dove le deformazioni di compressione sono assunte positive), in cui la resistenza caratteristica e le deformazioni del calcestruzzo confinato sono valutate secondo le relazioni seguenti:

essendo σ2 la pressione laterale efficace di confinamento allo SLV mentre εc2 ed εcu sono valutate in accordo al § 4.1.2.1.2.1.
Fig. 4.1.2 – Modelli σ-ε per il calcestruzzo confinato

La pressione efficace di confinamento σ2 può essere determinata attraverso la relazione seguente:

dove α è un coefficiente di efficienza (≤ 1), definito come rapporto fra il volume Vc,eff di calcestruzzo efficacemente confinato ed il volume Vc dell’elemento di calcestruzzo, depurato da quello delle armature longitudinali (generalmente trascurabile) e σ1 è la pressione di confinamento esercitata dalle armature trasversali.
La pressione laterale può essere valutata, per ogni direzione principale della sezione, direttamente da considerazioni di equilibrio sul nucleo confinato, in corrispondenza della tensione di snervamento dell’armatura trasversale, come di seguito indicato.
a) Per sezioni rettangolari
Per le due direzioni principali della sezione x e y valgono, rispettivamente, le relazioni:

dove Ast,x e Ast,y sono il quantitativo totale (aree delle sezioni) di armatura trasversale in direzione parallela, rispettivamente, alle direzioni principali x e y, bx e by sono le dimensioni del nucleo confinato nelle direzioni corrispondenti (con riferimento alla linea media delle staffe), s è il passo delle staffe, fyk,st è la tensione caratteristica dell’acciaio delle staffe.
La pressione laterale equivalente σ1 può essere determinata attraverso la relazione:

b) Per sezioni circolari

dove: Ast è l’area della sezione della staffa, D0 è il diametro del nucleo confinato (con riferimento alla linea media delle staffe).
Il coefficiente di efficienza α può essere valutato come prodotto di un termine relativo alla disposizione delle armature trasversali nel piano della sezione e di un termine relativo al passo delle staffe, attraverso la relazione:

con:
a) per sezioni rettangolari


dove: n è il numero totale di barre longitudinali contenute lateralmente da staffe o legature, bi è la distanza tra barre consecutive contenute.
b) per sezioni circolari


dove: β = 2 per staffe circolari singole, β = 1 per staffa a spirale.
Nella valutazione della capacità della sezione il contributo del copriferro non deve essere considerato nelle zone esterne al nucleo confinato in cui la deformazione massima supera la deformazione ultima del calcestruzzo non confinato.
Nel caso di utilizzo di rinforzi appositamente progettati per il confinamento degli elementi è possibile considerare i modelli di comportamento riportati in riferimenti tecnici di comprovata validità.

4.1.2.1.2.2 Diagrammi di calcolo tensione-deformazione dell’acciaio
Per il diagramma tensione-deformazione dell’acciaio è possibile adottare opportuni modelli rappresentativi del reale comportamento del materiale, modelli definiti in base al valore di progetto εud = 0,9εukuk = (Agt)k) della deformazione uniforme ultima, al valore di progetto della tensione di snervamento fyd ed al rapporto di sovraresistenza k = (ft / fy)k (Tab. 11.3.Ia-b).
In Fig. 4.1.3 sono rappresentati i modelli σ-ε per l’acciaio:
(a) bilineare finito con incrudimento; (b) elastico-perfettamente plastico indefinito.
Fig. 4.1.3 – Modelli σ-ε per l’acciaio

4.1.2.2 STATI LIMITE DI ESERCIZIO
4.1.2.2.1 Generalità
Si deve verificare il rispetto dei seguenti stati limite:
- deformazione,
- vibrazione,
- fessurazione,
- tensioni di esercizio,
- fatica per quanto riguarda eventuali danni che possano compromettere la durabilità, per la quale sono definite regole specifiche nei punti seguenti.

4.1.2.2.2 Stato limite di deformazione
I limiti di deformabilità devono essere congruenti con le prestazioni richieste alla struttura anche in relazione alla destinazione d’uso, con riferimento alle esigenze statiche, funzionali ed estetiche.
I valori limite devono essere commisurati a specifiche esigenze e possono essere dedotti da documentazione tecnica di comprovata validità.

4.1.2.2.3 Stato limite per vibrazioni
Quando richiesto, devono essere individuati limiti per vibrazioni:
- al fine di assicurare accettabili livelli di benessere (dal punto di vista delle sensazioni percepite dagli utenti),
- al fine di prevenire possibili danni negli elementi secondari e nei componenti non strutturali,
- al fine di evitare possibili danni che compromettano il funzionamento di macchine e apparecchiature.

4.1.2.2.4 Stato limite di fessurazione
In ordine di severità decrescente, per la combinazione di azioni prescelta, si distinguono i seguenti stati limite:
a) stato limite di decompressione, nel quale la tensione normale è ovunque di compressione ed al più uguale a 0;
b) stato limite di formazione delle fessure, nel quale la tensione normale di trazione nella fibra più sollecitata è:

dove fctm è definito nel § 11.2.10.2;
c) stato limite di apertura delle fessure, nel quale il valore limite di apertura della fessura calcolato al livello considerato è pari ad uno dei seguenti valori nominali:
w1 = 0,2 mm w2 = 0,3 mm w3 = 0,4 mm
Lo stato limite di fessurazione deve essere fissato in funzione delle condizioni ambientali e della sensibilità delle armature alla corrosione, come descritto nel seguito.

4.1.2.2.4.1 Combinazioni di azioni
Si prendono in considerazione le seguenti combinazioni:
- combinazioni quasi permanenti;
- combinazioni frequenti.

4.1.2.2.4.2 Condizioni ambientali
Ai fini della protezione contro la corrosione delle armature metalliche e della protezione contro il degrado del calcestruzzo, le condizioni ambientali possono essere suddivise in ordinarie, aggressive e molto aggressive in relazione a quanto indicato nella
Tab. 4.1.III con riferimento alle classi di esposizione definite nelle Linee Guida per il calcestruzzo strutturale emesse dal Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici nonché nella UNI EN 206:2016 .
Tab. 4.1.III – Descrizione delle condizioni ambientali

4.1.2.2.4.3 Sensibilità delle armature alla corrosione
Le armature si distinguono in due gruppi:
– armature sensibili;
– armature poco sensibili.
Appartengono al primo gruppo gli acciai da precompresso.
Appartengono al secondo gruppo gli acciai ordinari.
Per gli acciai zincati e per quelli inossidabili, si può tener conto della loro minor sensibilità alla corrosione sulla base di documenti di comprovata validità.

4.1.2.2.4.4 Scelta degli stati limite di fessurazione
Nella Tab. 4.1.IV sono indicati i criteri di scelta dello stato limite di fessurazione con riferimento alle esigenze sopra riportate.
Tab. 4.1.IV - Criteri di scelta dello stato limite di fessurazione

w1, w2, w3 sono definiti al § 4.1.2.2.4, il valore wk è definito al § 4.1.2.2.4.5.

4.1.2.2.4.5 Verifica dello stato limite di fessurazione
Stato limite di decompressione e di formazione delle fessure

Le tensioni sono calcolate in base alle caratteristiche geometriche e meccaniche della sezione omogeneizzata non fessurata.
Stato limite di apertura delle fessure
Il valore caratteristico di apertura delle fessure (wk) non deve superare i valori nominali w1, w2, w3 secondo quanto riportato nella Tab. 4.1.IV.
L’ampiezza caratteristica delle fessure wk è calcolata come 1,7 volte il prodotto della deformazione media delle barre d’armatura εsm per la distanza media tra le fessure Δsm:

Per il calcolo di εsm e Δsm vanno utilizzati criteri consolidati riportati in documenti di comprovata validità. La verifica dell’ampiezza di fessurazione può anche essere condotta senza calcolo diretto, limitando la tensione di trazione nell’armatura, valutata nella sezione parzializzata per la combinazione di carico pertinente, ad un massimo correlato al diametro delle barre ed alla loro spaziatura.

4.1.2.2.5 Stato limite di limitazione delle tensioni
Valutate le azioni interne nelle varie parti della struttura, dovute alle combinazioni caratteristica e quasi permanente delle azioni, si calcolano le massime tensioni sia nel calcestruzzo sia nelle armature; si deve verificare che tali tensioni siano inferiori ai massimi valori consentiti di seguito riportati.

4.1.2.2.5.1 Tensione massima di compressione del calcestruzzo nelle condizioni di esercizio
La massima tensione di compressione del calcestruzzo σc,max , deve rispettare la limitazione seguente:


Nel caso di elementi piani (solette, pareti, …) gettati in opera con calcestruzzi ordinari e con spessori di calcestruzzo minori di 50 mm i valori limite sopra prescritti vanno ridotti del 20%.

4.1.2.2.5.2 Tensione massima dell’acciaio in condizioni di esercizio
La tensione massima, σs,max , per effetto delle azioni dovute alla combinazione caratteristica deve rispettare la limitazione seguente:

4.1.2.3 STATI LIMITE ULTIMI
4.1.2.3.1 Generalità
Si deve verificare il rispetto dei seguenti stati limite:
- resistenza,
- duttilità.

4.1.2.3.2 Stato limite di resistenza
Si deve verificare il rispetto dei seguenti stati limite:
- resistenza flessionale in presenza e in assenza di sforzo assiale,
- resistenza a taglio e punzonamento,
- resistenza a torsione,
- resistenza di elementi tozzi,
- resistenza a fatica,
- stabilità di elementi snelli.

4.1.2.3.3 Stato limite di duttilità
Si deve verificare, ove richiesto al § 7.4 delle presenti norme, il rispetto del seguente stato limite:
- duttilità flessionale in presenza e in assenza di sforzo assiale.

4.1.2.3.4 Resistenza flessionale e duttilità massima in presenza e in assenza di sforzo assiale
4.1.2.3.4.1 Ipotesi di base
Per la valutazione della resistenza flessionale in presenza e in assenza di sforzo assiale delle sezioni di elementi monodimensionali,
si adottano le seguenti ipotesi:
– conservazione delle sezioni piane;
– perfetta aderenza tra acciaio e calcestruzzo;
– deformazione iniziale dell’armatura di precompressione considerata nelle relazioni di congruenza della sezione.
– resistenza a trazione del calcestruzzo nulla.

4.1.2.3.4.2 Verifiche di resistenza e duttilità
Con riferimento alla sezione pressoinflessa, rappresentata in Fig. 4.1.4, la capacità, in termini di resistenza e duttilità, si determina
in base alle ipotesi di calcolo e ai modelli σ-ε di cui al § 4.1.2.1.2.
Fig. 4.1.4 – Sezione pressoinflessa

Le verifiche si eseguono confrontando la capacità, espressa in termini di resistenza e, quando richiesto al § 7.4 delle presenti norme, di duttilità, con la corrispondente domanda, secondo le relazioni:

Nel caso di pilastri soggetti a compressione assiale, si deve comunque assumere una componente flettente MEd = e · N con eccentricità e pari almeno ad 1/200 dell’altezza libera di inflessione del pilastro, e comunque non minore di 20 mm.
Nel caso di pressoflessione deviata la verifica della sezione può essere posta nella forma

dove
MEyd, MEzd sono i valori di progetto delle due componenti di flessione retta della sollecitazione attorno agli assi y e z;
MRyd, MRzd sono i valori di progetto dei momenti resistenti di pressoflessione retta corrispondenti a NEd valutati separatamente
attorno agli assi y e z.
L’esponente α può dedursi in funzione della geometria della sezione e dei parametri
 
In mancanza di una specifica valutazione, può assumersi:
- per sezioni rettangolari:

con interpolazione lineare per valori diversi di NEd/NRcd;
- per sezioni circolari ed ellittiche: α = 2.
La capacità in termini di fattore di duttilità in curvatura μΦ può essere calcolata, separatamente per le due direzioni principali di verifica, come rapporto tra la curvatura cui corrisponde una riduzione del 15% della massima resistenza a flessione – oppure il raggiungimento della deformazione ultima del calcestruzzo e/o dell’acciaio – e la curvatura convenzionale di prima plasticizzazione Φyd espressa dalla relazione seguente:

dove:
Φ'yd è la minore tra la curvatura calcolata in corrispondenza dello snervamento dell’armatura tesa e la curvatura calcolata in corrispondenza della deformazione di picco (εc2 se si usa il modello parabola-rettangolo oppure εc3 se si usa il modello triangolorettangolo) del calcestruzzo compresso;
MRd è il momento resistente della sezione allo SLU;
M’yd è il momento corrispondente a Φ'yd e può essere assunto come momento resistente massimo della sezione in campo sostanzialmente elastico.

4.1.2.3.5 Resistenza nei confronti di sollecitazioni taglianti
Senza escludere la possibilità di specifici studi, per la valutazione delle resistenze ultime di elementi monodimensionali nei confronti di sollecitazioni taglianti e delle resistenze ultime per punzonamento, si deve considerare quanto segue.

4.1.2.3.5.1 Elementi senza armature trasversali resistenti a taglio
Se, sulla base del calcolo, non è richiesta armatura al taglio, è comunque necessario disporre un’armatura minima secondo quanto previsto al punto 4.1.6.1.1. E’ consentito omettere tale armatura minima in elementi quali solai, piastre e membrature a comportamento analogo, purché sia garantita una ripartizione trasversale dei carichi.
La verifica di resistenza (SLU) si pone con

Con riferimento all’elemento fessurato da momento flettente, la resistenza di progetto a taglio si valuta con


Nel caso di elementi in calcestruzzo armato precompresso disposti in semplice appoggio, nelle zone non fessurate da momento flettente (con tensioni di trazione non superiori a fctd) la resistenza di progetto può valutarsi, in via semplificativa, con la formula:

In presenza di significativi sforzi di trazione, la resistenza a taglio del calcestruzzo è da considerarsi nulla e, in tal caso, non è possibile adottare elementi sprovvisti di armatura trasversale.
Le armature longitudinali, oltre ad assorbire gli sforzi conseguenti alle sollecitazioni di flessione, devono assorbire quelli provocati dal taglio dovuti all’inclinazione delle fessure rispetto all’asse della trave, inclinazione assunta pari a 45°. In particolare, in corrispondenza degli appoggi, le armature longitudinali devono assorbire uno sforzo pari al taglio sull’appoggio.

4.1.2.3.5.2 Elementi con armature trasversali resistenti al taglio
La resistenza di progetto a taglio VRd di elementi strutturali dotati di specifica armatura a taglio deve essere valutata sulla base di una adeguata schematizzazione a traliccio. Gli elementi resistenti dell’ideale traliccio sono: le armature trasversali, le armature longitudinali, il corrente compresso di calcestruzzo e i puntoni d’anima inclinati. L’inclinazione θ dei puntoni di calcestruzzo rispetto all’asse della trave deve rispettare i limiti seguenti:

La verifica di resistenza (SLU) si pone con

dove VEd è il valore di progetto dello sforzo di taglio agente.
Con riferimento all’armatura trasversale, la resistenza di progetto a “taglio trazione” si calcola con:

Con riferimento al calcestruzzo d’anima, la resistenza di progetto a “taglio compressione” si calcola con

La resistenza di progetto a taglio della trave è la minore delle due sopra definite:

Le armature longitudinali devono essere dimensionate in base alle sollecitazioni flessionali ottenute traslando il diagramma dei momenti flettenti di

lungo l’asse della trave, nel verso meno favorevole.

4.1.2.3.5.3 Casi particolari
Componenti trasversali

Nel caso di elementi ad altezza variabile o con cavi da precompressione inclinati, il taglio di progetto viene assunto pari a:

dove:
Vd = valore di progetto del taglio dovuto ai carichi esterni;
Vmd = valore di progetto della componente di taglio dovuta all’inclinazione dei lembi della membratura;
Vpd = valore di progetto della componente di taglio dovuta alla precompressione.
Carichi in prossimità degli appoggi
Il taglio all’appoggio determinato da carichi applicati alla distanza av ≤ 2d dall’appoggio stesso si potrà ridurre del rapporto av/2d, con l’osservanza delle seguenti prescrizioni:
- nel caso di appoggio di estremità, l’armatura di trazione necessaria nella sezione ove è applicato il carico più vicino all’appoggio deve essere prolungata e ancorata al di là dell’asse teorico di appoggio;
- nel caso di appoggio intermedio, l’armatura di trazione all’appoggio deve essere prolungata sin dove necessario e comunque
fino alla sezione ove è applicato il carico più lontano compreso nella zona con av ≤ 2d.
Nel caso di elementi con armature trasversali resistenti al taglio, si deve verificare che lo sforzo di taglio VEd, calcolato in questo modo, soddisfi la condizione

dove As fyd è la resistenza dell’armatura trasversale contenuta nella zona di lunghezza 0,75 av centrata tra carico ed appoggio e che attraversa la fessura di taglio inclinata ivi compresa.
Lo sforzo di taglio VEd, calcolato senza la riduzione av/2d, deve comunque sempre rispettare la condizione:

essendo ν = 0,5 un coefficiente di riduzione della resistenza del calcestruzzo fessurato per taglio.
Carichi appesi o indiretti
Se per particolari modalità di applicazione dei carichi gli sforzi degli elementi tesi del traliccio risultano incrementati, le armature dovranno essere opportunamente adeguate.

4.1.2.3.5.4 Verifica al punzonamento
Solette piene, solette nervate a sezione piena sopra le colonne, e fondazioni devono essere verificate nei riguardi del punzonamento allo stato limite ultimo, in corrispondenza dei pilastri e di carichi concentrati.
In mancanza di un’armatura trasversale appositamente dimensionata, la resistenza al punzonamento deve essere valutata, utilizzando formule di comprovata affidabilità, sulla base della resistenza a trazione del calcestruzzo, intendendo la sollecitazione distribuita su di un perimetro efficace distante 2d dall’impronta caricata, con d altezza utile (media) della soletta.
Se, sulla base del calcolo, la resistenza a trazione del calcestruzzo sul perimetro efficace non è sufficiente per fornire la richiesta resistenza al punzonamento, vanno inserite apposite armature al taglio. Queste armature vanno estese fino al perimetro più esterno sul quale la resistenza a trazione del calcestruzzo risulta sufficiente. Per la valutazione della resistenza al punzonamento si può fare utile riferimento al § 6.4.4 della norma UNI EN1992-1-1 nel caso di assenza di armature al taglio, al § 6.4.5 della norma UNI EN1992-1-1 nel caso di presenza di armature al taglio.
Nel caso di fondazioni si adotteranno opportuni adattamenti del modello sopra citato.

4.1.2.3.6 Resistenza nei confronti di sollecitazioni torcenti
Qualora l’equilibrio statico di una struttura dipenda dalla resistenza torsionale degli elementi che la compongono, è necessario condurre la verifica di resistenza nei riguardi delle sollecitazioni torcenti. Qualora, invece, in strutture iperstatiche, la torsione insorga solo per esigenze di congruenza e la sicurezza della struttura non dipenda dalla resistenza torsionale, non sarà generalmente necessario condurre le verifiche. La verifica di resistenza (SLU) consiste nel controllare che

dove TEd è il valore di progetto del momento torcente agente.
Per elementi prismatici sottoposti a torsione semplice o combinata con altre sollecitazioni, che abbiano sezione piena o cava, lo schema resistente è costituito da un traliccio periferico in cui gli sforzi di trazione sono affidati alle armature longitudinali e trasversali ivi contenute e gli sforzi di compressione sono affidati alle bielle di calcestruzzo.
Con riferimento al calcestruzzo la resistenza di progetto si calcola con

dove t è lo spessore della sezione cava; per sezioni piene t = Ac/u dove Ac è l’area della sezione ed u è il suo perimetro; t deve essere assunta comunque ≥ 2 volte la distanza fra il bordo e il centro dell’armatura longitudinale.
Le armature longitudinali e trasversali del traliccio resistente devono essere poste entro lo spessore t del profilo periferico. Le barre longitudinali possono essere distribuite lungo detto profilo, ma comunque una barra deve essere presente su tutti i suoi spigoli.
Con riferimento alle staffe trasversali la resistenza di progetto si calcola con

Con riferimento all’armatura longitudinale la resistenza di progetto si calcola con

L’inclinazione θ delle bielle compresse di calcestruzzo rispetto all’asse della trave deve rispettare i limiti seguenti

La resistenza di progetto alla torsione della trave è la minore delle tre sopra definite:

Nel caso di elementi per i quali lo schema resistente di traliccio periferico non sia applicabile, quali gli elementi a pareti sottili a sezione aperta, dovranno utilizzarsi metodi di calcolo fondati su ipotesi teoriche e risultati sperimentali chiaramente comprovati.
Sollecitazioni composte
a) Torsione, flessione e sforzo normale
Le armature longitudinali, calcolate come sopra indicato per la resistenza nei riguardi della sollecitazione torcente, devono essere aggiunte a quelle calcolate nei riguardi delle verifiche per flessione.
Si applicano inoltre le seguenti regole:
- nella zona tesa, all’armatura longitudinale richiesta dalla sollecitazione di flessione e sforzo normale, deve essere aggiunta l’armatura richiesta dalla torsione;
- nella zona compressa, se la tensione di trazione dovuta alla torsione è minore della tensione di compressione nel calcestruzzo dovuta alla flessione e allo sforzo normale, non è necessaria armatura longitudinale aggiuntiva per torsione.
b) Torsione e taglio
Per quanto riguarda la crisi lato calcestruzzo, la resistenza massima di una membratura soggetta a torsione e taglio è limitata dalla resistenza delle bielle compresse di calcestruzzo. Per non eccedere tale resistenza deve essere soddisfatta la seguente condizione:

Per l’angolo θ delle bielle compresse di conglomerato cementizio deve essere assunto un unico valore per le due verifiche di taglio e torsione.

4.1.2.3.7 Resistenza di elementi tozzi, nelle zone diffusive e nei nodi
Per gli elementi per cui non valgono i modelli meccanici semplici, le verifiche di sicurezza possono essere condotte con riferimento a schematizzazioni basate sull’individuazione di tiranti e puntoni.
Le verifiche di sicurezza dovranno necessariamente essere condotte nei riguardi di:
– resistenza dei tiranti costituiti dalle sole armature (Rs)
– resistenza dei puntoni di calcestruzzo compresso (Rc)
– ancoraggio delle armature (Rb)
– resistenza dei nodi (Rn)
Deve risultare la seguente gerarchia delle resistenze Rs < (Rn , Rb , Rc)
Per la valutazione della resistenza dei puntoni di calcestruzzo, si terrà conto della presenza di stati di sforzo pluriassiali.
Le armature che costituiscono i tiranti devono essere adeguatamente ancorate nei nodi.
Le forze che agiscono sui nodi devono essere equilibrate; si deve tener conto delle forze trasversali perpendicolari al piano del nodo.
I nodi si localizzano nei punti di applicazione dei carichi, agli appoggi, nelle zone di ancoraggio dove si ha una concentrazione di armature ordinarie o da precompressione, in corrispondenza delle piegature delle armature, nelle connessioni e negli angoli delle membrature.
Particolare cautela deve essere usata nel caso di schemi iperstatici, che presentano meccanismi resistenti in parallelo.

4.1.2.3.8 Resistenza a fatica
In presenza di azioni cicliche che, per numero dei cicli e per ampiezza della variazione dello stato tensionale, possono provocare fenomeni di fatica, le verifiche di resistenza devono essere condotte secondo affidabili modelli tratti da documentazione di comprovata validità, verificando separatamente il calcestruzzo e l’acciaio.

4.1.2.3.9 Indicazioni specifiche relative a pilastri e pareti
4.1.2.3.9.1 Pilastri cerchiati
Per elementi prevalentemente compressi, armati con barre longitudinali disposte lungo una circonferenza e racchiuse da una spirale di passo non maggiore di 1/5 del diametro inscritto dal nucleo cerchiato, la resistenza allo stato limite ultimo si calcola sommando i contributi della sezione di calcestruzzo confinato del nucleo e dell’armatura longitudinale, dove la resistenza del nucleo di calcestruzzo confinato può esprimersi come somma di quella del nucleo di calcestruzzo non confinato più il contributo di una armatura fittizia longitudinale di peso eguale alla spirale.
Il contributo dell’armatura fittizia non deve risultare superiore a quello dell’armatura longitudinale, mentre la resistenza globale così valutata non deve superare il doppio di quella del nucleo di calcestruzzo non confinato.

4.1.2.3.9.2 Verifiche di stabilità per elementi snelli
Le verifiche di stabilità degli elementi snelli devono essere condotte attraverso un’analisi del secondo ordine che tenga conto degli effetti flessionali delle azioni assiali sulla configurazione deformata degli elementi stessi.
Si deve tenere adeguatamente conto delle imperfezioni geometriche e delle deformazioni viscose per carichi di lunga durata.
Si devono assumere legami fra azioni interne e deformazioni in grado di descrivere in modo adeguato il comportamento non lineare dei materiali e gli effetti della fessurazione delle sezioni. Cautelativamente il contributo del calcestruzzo teso può essere trascurato.
Snellezza limite per pilastri singoli
In via approssimata gli effetti del secondo ordine in pilastri singoli possono essere trascurati se la snellezza λ non supera il valore limite

dove
ν = NEd / (Ac · fcd) è l’azione assiale adimensionalizzata.
La snellezza è calcolata come rapporto tra la lunghezza libera di inflessione, l0, ed il raggio d’inerzia, i, della sezione di calcestruzzo non fessurato:

dove in particolare l0 va definita in base ai vincoli d’estremità ed all’interazione con eventuali elementi contigui.
Per le pareti il calcolo di l0 deve tenere conto delle condizioni di vincolo sui quattro lati e del rapporto tra le dimensioni principali nel piano.
Effetti globali negli edifici
Gli effetti globali del secondo ordine negli edifici possono essere trascurati se è verificata la seguente condizione:

4.1.2.3.9.3 Metodi di verifica
Per la verifica di stabilità si calcolano le sollecitazioni sotto le azioni di progetto risolvendo il sistema delle condizioni di equilibrio comprensive degli effetti del secondo ordine e si verifica la resistenza delle sezioni come precisato ai precedenti punti del presente § 4.1.2.3.
Per i pilastri compressi di telai a nodi fissi, non altrimenti soggetti ad esplicite azioni flettenti, va comunque inserito nel modello di calcolo un difetto di rettilineità pari a 1/300 della loro altezza.
Analisi elastica lineare
In via semplificata si può impostare il sistema risolvente in forma pseudolineare, utilizzando i coefficienti elastici corretti con i contributi del 2° ordine e una rigidezza flessionale delle sezioni data da

dove Ic è il momento d’inerzia della sezione di calcestruzzo interamente reagente e Ø è il coefficiente di viscosità del calcestruzzo (11.2.10.7).
Per i coefficienti elastici corretti si possono utilizzare le espressioni linearizzate nella variabile NEd (sforzo assiale dell’elemento).
Analisi non lineare
Il sistema risolvente si imposta assumendo adeguati modelli non lineari di comportamento dei materiali basati sui seguenti parametri:
fck resistenza caratteristica del calcestruzzo;
Ecd = Ecm / γCE modulo elastico di progetto del calcestruzzo con γCE = 1,2;
Ø coefficiente di viscosità del calcestruzzo (§ 11.2.10.7);
fyk tensione di snervamento caratteristica dell’armatura;
Es modulo elastico dell’armatura.
Oltre al metodo generale basato sull’integrazione numerica delle curvature, si possono utilizzare metodi di elaborazione algebrizzati basati sulla concentrazione dell’equilibrio nelle sezioni critiche (per esempio il metodo della colonna modello), per i quali si rimanda a documenti di comprovata validità.

4.1. 2.3.10 Verifica dell’aderenza delle barre di acciaio con il calcestruzzo
L’ancoraggio delle barre, sia tese che compresse, deve essere oggetto di specifica verifica.
La verifica di ancoraggio deve tenere conto, qualora necessario, dell’effetto d’insieme delle barre e della presenza di eventuali armature trasversali.
L’ancoraggio delle barre può essere utilmente migliorato mediante uncini terminali. Se presenti, gli uncini dovranno avere raggio interno adeguato, tale da evitare danni all’armatura e, ai fini dell’aderenza, essi possono essere computati nella effettiva misura del loro sviluppo in asse alla barra. In assenza degli uncini la lunghezza di ancoraggio deve essere in ogni caso non minore di 20 diametri, con un minimo di 150 mm.
Particolari cautele devono essere adottate quando si possono prevedere fenomeni di fatica e di sollecitazioni ripetute.

4.1.3. VERIFICHE PER SITUAZIONI TRANSITORIE
Per le situazioni costruttive transitorie, come quelle che si hanno durante le fasi della costruzione, dovranno adottarsi tecnologie costruttive e programmi di lavoro che non possano provocare danni permanenti alla struttura o agli elementi strutturali e che comunque non possano riverberarsi sulla sicurezza dell’opera.
Le entità delle azioni ambientali da prendere in conto saranno determinate in relazione al tempo dell’azione transitoria e della tecnologia esecutiva.

4.1.4. VERIFICHE PER SITUAZIONI ECCEZIONALI
Le resistenze di progetto dei materiali riferite ad una specifica situazione di verifica si ottengono con i seguenti coefficienti parziali di sicurezza:
– calcestruzzo e aderenza con le armature γC = 1,0
– acciaio d’armatura γS = 1,0

4.1.5 PROGETTAZIONE INTEGRATA DA PROVE E VERIFICA MEDIANTE PROVE
La resistenza e la funzionalità di strutture ed elementi strutturali può essere misurata attraverso prove su campioni di adeguata numerosità.
I risultati delle prove eseguite su opportuni campioni devono essere trattati con i metodi dell’analisi statistica, in modo tale da ricavare parametri significativi quali media, deviazione standard e fattore di asimmetria della distribuzione, sì da caratterizzare adeguatamente un modello probabilistico descrittore delle quantità indagate (variabili aleatorie).
Indicazioni più dettagliate al riguardo e metodi operativi completi per la progettazione integrata da prove possono essere reperiti nella Appendice D della UNI EN 1990:2006.

4.1.6. DETTAGLI COSTRUTTIVI
4.1.6.1 ELEMENTI MONODIMENSIONALI: TRAVI E PILASTRI
Con riferimento ai dettagli costruttivi degli elementi strutturali in calcestruzzo vengono fornite le indicazioni applicative necessarie per l’ottenimento delle prescritte prestazioni.
Dette indicazioni si applicano se non sono in contrasto con più restrittive regole relative a costruzioni in zona sismica.

4.1.6.1.1 Armatura delle travi
L’area dell’armatura longitudinale in zona tesa non deve essere inferiore a

dove:
bt rappresenta la larghezza media della zona tesa; per una trave a T con piattabanda compressa, nel calcolare il valore di bt si
considera solo la larghezza dell’anima;
d è l’altezza utile della sezione;
fctm è il valore medio della resistenza a trazione assiale definita nel § 11.2.10.2;
fyk è il valore caratteristico della resistenza a trazione dell’armatura ordinaria.
Negli appoggi di estremità, all’intradosso deve essere disposta un’armatura efficacemente ancorata, calcolata coerentemente con il modello a traliccio adottato per il taglio e quindi applicando la regola della traslazione della risultante delle trazioni dovute al momento flettente, in funzione dell’angolo di inclinazione assunto per le bielle compresse di calcestruzzo.
Al di fuori delle zone di sovrapposizione, l’area di armatura tesa o compressa non deve superare individualmente As,max = 0,04 Ac, essendo Ac l’area della sezione trasversale di calcestruzzo.
Le travi devono prevedere armatura trasversale costituita da staffe con sezione complessiva non inferiore ad Ast = 1,5 b mm²/m essendo b lo spessore minimo dell’anima in millimetri, con un minimo di tre staffe al metro e comunque passo non superiore a 0,8 volte l’altezza utile della sezione.
In ogni caso almeno il 50% dell’armatura necessaria per il taglio deve essere costituita da staffe.
Eventuali armature longitudinali compresse di diametro Φ prese in conto nei calcoli di resistenza devono essere trattenute da armature trasversali con spaziatura non maggiore di 15Φ.

4.1.6.1.2 Armatura dei pilastri
Nel caso di elementi sottoposti a prevalente sforzo normale, le barre parallele all’asse devono avere diametro maggiore od uguale a 12 mm e non potranno avere interassi maggiori di 300 mm. Inoltre la loro area non deve essere inferiore a

dove:
fyd è la resistenza di progetto dell’armatura (riferita allo snervamento)
NEd è la forza di compressione assiale di progetto
Ac è l’area di calcestruzzo.
Le armature trasversali devono essere poste ad interasse non maggiore di 12 volte il diametro minimo delle barre impiegate per l’armatura longitudinale, con un massimo di 250 mm. Il diametro delle staffe non deve essere minore di 6 mm e di ¼ del diametro massimo delle barre longitudinali.
Al di fuori delle zone di sovrapposizione, l’area di armatura non deve superare As,max = 0,04 Ac, essendo Ac l’area della sezione trasversale di calcestruzzo.

4.1.6.1.3 Copriferro e interferro
L’armatura resistente deve essere protetta da un adeguato ricoprimento di calcestruzzo. Gli elementi strutturali devono essere verificati allo stato limite di fessurazione secondo il § 4.1.2.2.4.
Al fine della protezione delle armature dalla corrosione, lo strato di ricoprimento di calcestruzzo (copriferro) deve essere dimensionato in funzione dell’aggressività dell’ambiente e della sensibilità delle armature alla corrosione, tenendo anche conto delle tolleranze di posa delle armature; a tale scopo si può fare utile riferimento alla UNI EN 1992-1-1.
Per consentire un omogeneo getto del calcestruzzo, il copriferro e l’interferro delle armature devono essere rapportati alla dimensione massima degli inerti impiegati.
Il copriferro e l’interferro delle armature devono essere dimensionati anche con riferimento al necessario sviluppo delle tensioni di aderenza con il calcestruzzo.

4.1.6.1.4 Ancoraggio delle barre e loro giunzioni
Le armature longitudinali devono essere interrotte oppure sovrapposte preferibilmente nelle zone compresse o di minore sollecitazione.
La continuità fra le barre può effettuarsi mediante:
- sovrapposizione, calcolata in modo da assicurare l’ancoraggio di ciascuna barra. In ogni caso la lunghezza di sovrapposizione nel tratto rettilineo deve essere non minore di quanto prescritto al § 4.1.2.3.10. La distanza mutua (interferro) nella sovrapposizione non deve superare 4 volte il diametro;
- saldatura, eseguita in conformità alla norma UNI EN ISO 17660-1:2007. Devono essere accertate la saldabilità degli acciai che vengono impiegati, nonché la compatibilità fra metallo e metallo di apporto nelle posizioni o condizioni operative previste nel progetto esecutivo;
- giunzioni meccaniche per barre di armatura. Tali giunzioni sono qualificate secondo quanto indicato al § 11.3.2.9.
Per barre di diametro Ø >32 mm occorrerà adottare particolari cautele negli ancoraggi e nelle sovrapposizioni.
Nell'assemblaggio o unione di due barre o elementi di armatura di acciaio per calcestruzzo armato possono essere usate giunzioni meccaniche mediante manicotti che garantiscano la continuità. Le giunzioni meccaniche possono essere progettate con riferimento a normative o documenti di comprovata validità.

4.1.7. ESECUZIONE
Tutti i progetti devono contenere la descrizione delle specifiche di esecuzione in funzione della particolarità dell’opera, del clima, della tecnologia costruttiva.
In particolare il documento progettuale deve contenere la descrizione dettagliata delle cautele da adottare per gli impasti, per la maturazione dei getti, per il disarmo e per la messa in opera degli elementi strutturali. Analoga attenzione dovrà essere posta nella progettazione delle armature per quanto riguarda: la definizione delle posizioni, le tolleranze di esecuzione e le modalità di piegatura.
Si potrà a tal fine fare utile riferimento alla norma UNI EN 13670.

4.1.8. NORME ULTERIORI PER IL CALCESTRUZZO ARMATO PRECOMPRESSO
I sistemi di precompressione con armature, previsti dalla presente norma, possono essere a cavi scorrevoli ancorati alle estremità (sistemi post-tesi) o a cavi aderenti (sistemi pre-tesi).
La condizione di carico conseguente alla precompressione si combinerà con le altre (peso proprio, carichi permanenti e variabili…) al fine di avere le più sfavorevoli condizioni di sollecitazione.
Nel caso della post-tensione, se le armature di precompressione non sono rese aderenti al conglomerato cementizio dopo la tesatura mediante opportune iniezioni di malta all’interno delle guaine (cavi non aderenti), si deve tenere conto delle conseguenze dello scorrimento relativo acciaio-calcestruzzo.
Le presenti norme non danno indicazioni su come trattare i casi di precompressione a cavi non aderenti per i quali si potrà fare utile riferimento ad UNI EN 1992-1-1.
Nel caso sia prevista la parzializzazione delle sezioni nelle condizioni di esercizio, particolare attenzione deve essere posta alla resistenza a fatica dell’acciaio in presenza di sollecitazioni ripetute.

4.1.8.1 VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA - NORME DI CALCOLO
4.1.8.1.1 Stati limite ultimi
Per la valutazione della resistenza degli elementi strutturali vale quanto stabilito al § 4.1.2.3, tenendo presente che per la verifica delle sezioni si assumerà il valore di progetto della forza di precompressione con il coefficiente parziale γP = 1, secondo quanto previsto al punto § 2.6.1.
Per le verifiche di resistenza locale degli ancoraggi delle armature di precompressione, si assumerà, invece, un valore di progetto della forza di precompressione con γP = 1,2.

4.1.8.1.2 Stati limite di esercizio
Vale quanto stabilito al § 4.1.2.2. Per la valutazione degli stati di deformazione e di tensione si devono tenere in conto gli effetti delle cadute di tensione per i fenomeni reologici che comportano deformazioni differite dei materiali: ritiro e viscosità del calcestruzzo, rilassamento dell’acciaio.
Nella valutazione della precompressione nel caso di armatura post-tesa la tensione iniziale va calcolata deducendo dalla tensione al martinetto la perdita per rientro degli apparecchi di ancoraggio e scorrimento dei fili e le perdite per attrito lungo il cavo.
Nelle strutture ad armatura pre-tesa si deve considerare la caduta di tensione per deformazione elastica.
Per le limitazioni degli stati tensionali nelle condizioni di esercizio, per tutte le strutture precompresse, valgono le prescrizioni riportate al § 4.1.2.2.5.

4.1.8.1.3 Tensioni di esercizio nel calcestruzzo a cadute avvenute
Vale quanto stabilito al § 4.1.2.2.5.
Non sono ammesse tensioni di trazione ai lembi nelle strutture costruite per conci prefabbricati, quando non sia possibile disporre l’armatura ordinaria che assorbe lo sforzo di trazione.

4.1.8.1.4 Tensioni iniziali nel calcestruzzo
All’atto della precompressione le tensioni di compressione non debbono superare il valore:

essendo fckj la resistenza caratteristica del calcestruzzo all’atto del tiro.
Per elementi con armatura pre-tesa, la tensione del calcestruzzo al momento del trasferimento della pretensione può essere aumentata sino al valore 0,70 fckj.
Nella zona di ancoraggio delle armature di precompressione si possono tollerare compressioni locali σc prodotte dagli apparecchi di ancoraggio pari a:

4.1.8.1.5 Tensioni limite per gli acciai da precompressione

Per i valori di c si può far utile riferimento al §6.7 della norma UNI EN1992-1-1.
Si raccomanda di disporre idonee armature in grado di equilibrare le forze di trazione trasversali dovute all’effetto del carico.
Qualora le aree di influenza di apparecchi vicini si sovrappongano, le azioni vanno sommate e riferite all’area complessiva.

4.1.8.2 DETTAGLI COSTRUTTIVI PER IL CALCESTRUZZO ARMATO PRECOMPRESSO
Con riferimento ai dettagli costruttivi degli elementi strutturali in calcestruzzo armato precompresso, ai punti seguenti del presente paragrafo vengono fornite le indicazioni applicative necessarie per l’ottenimento delle prescritte prestazioni.

4.1.8.2.1 Armatura longitudinale ordinaria
Nelle travi precompresse con esclusione delle sezioni di giunto delle travi a conci prefabbricati, anche in assenza di tensioni di trazione in combinazione rara, la percentuale di armatura longitudinale ordinaria non dovrà essere inferiore allo 0,1% dell’area complessiva dell’anima e dell’eventuale ringrosso dal lato dei cavi.
Nel caso sia prevista la parzializzazione della sezione in esercizio, le barre longitudinali di armatura ordinaria devono essere disposte nella zona della sezione che risulta parzializzata.

4.1.8.2.2 Staffe
Nelle travi dovranno disporsi staffe aventi sezione complessiva non inferiore a quanto prescritto al punto § 4.1.6.1.1. In prossimità di carichi concentrati o delle zone d’appoggio valgono le prescrizioni di cui al § 4.1.2.3.5.
In presenza di torsione valgono le prescrizioni di cui al § 4.1.2.3.6.

4.1.8.3 ESECUZIONE DELLE OPERE IN CALCESTRUZZO ARMATO PRECOMPRESSO
Per quanto riguarda lo strato di ricoprimento di calcestruzzo necessario alla protezione delle armature dalla corrosione, si rimanda al § 4.1.6.1.3.
Nel caso di armature pre-tese, nella testata i trefoli devono essere ricoperti con adeguato materiale protettivo, o con getto in opera.
Nel caso di armature post-tese, gli apparecchi d’ancoraggio della testata devono essere protetti in modo analogo.
All’atto della messa in tiro si debbono misurare contemporaneamente la forza applicata e l’allungamento conseguito. Per prodotti marcati CE si applicano le procedure di controllo previste dalle pertinenti norme europee armonizzate.
La distanza minima netta tra le guaine deve essere commisurata sia alla massima dimensione dell’aggregato impiegato sia al diametro delle guaine stesse in relazione rispettivamente ad un omogeneo getto del calcestruzzo fresco ed al necessario sviluppo delle tensioni di aderenza con il calcestruzzo.
I risultati conseguiti nelle operazioni di tiro, le letture ai manometri e gli allungamenti misurati, vanno registrati in apposite tabelle e confrontate con le tensioni iniziali delle armature e gli allungamenti teorici previsti in progetto.
La protezione dei cavi scorrevoli va eseguita mediante l’iniezione di adeguati materiali atti a prevenire la corrosione ed a fornire la richiesta aderenza.
Per la buona esecuzione delle iniezioni è necessario che le stesse vengano eseguite secondo apposite procedure di controllo della qualità.

4.1.9. NORME ULTERIORI PER I SOLAI
Si intendono come solai le strutture bidimensionali piane caricate ortogonalmente al proprio piano, con prevalente comportamento resistente monodirezionale.

4.1.9.1 SOLAI MISTI DI C.A. E C.A.P. E BLOCCHI FORATI IN LATERIZIO
Nei solai misti in calcestruzzo armato normale e precompresso e blocchi forati in laterizio o in calcestruzzo, i blocchi hanno funzione di alleggerimento e di aumento della rigidezza flessionale del solaio. Essi si suddividono in blocchi collaboranti e non collaboranti.
Nel caso di blocchi non collaboranti la resistenza allo stato limite ultimo è affidata al calcestruzzo ed alle armature ordinarie e/o di precompressione. Nel caso di blocchi collaboranti questi partecipano alla resistenza in modo solidale con gli altri materiali.

4.1.9.2 SOLAI MISTI DI C.A. E C.A.P. E BLOCCHI DIVERSI DAL LATERIZIO O CALCESTRUZZO
Possono utilizzarsi per realizzare i solai misti di calcestruzzo armato e calcestruzzo armato precompresso anche blocchi diversi dal laterizio o dal calcestruzzo, con sola funzione di alleggerimento.
I blocchi in calcestruzzo leggero di argilla espansa, calcestruzzo normale sagomato, polistirolo, materie plastiche, elementi organici mineralizzati, ecc., devono essere dimensionalmente stabili e non fragili, e capaci di seguire le deformazioni del solaio.

4.1.9.3 SOLAI REALIZZATI CON L’ASSOCIAZIONE DI COMPONENTI PREFABBRICATI IN C.A. E C.A.P.
I componenti di questi tipi di solai devono rispettare le norme di cui al presente § 4.1.
Oltre a quanto indicato nei precedenti paragrafi relativamente allo stato limite di deformazione, devono essere tenute presenti le seguenti norme complementari.
I componenti devono essere provvisti di opportuni dispositivi e magisteri che assicurino la congruenza delle deformazioni tra i componenti stessi accostati, sia per i carichi ripartiti che per quelli concentrati. In assenza di soletta collaborante armata o in difformità rispetto alle prescrizioni delle specifiche norme tecniche europee, l’efficacia di tali dispositivi deve essere certificata mediante prove sperimentali.
Quando si voglia realizzare una ridistribuzione trasversale dei carichi è necessario che il solaio così composto abbia dei componenti strutturali ortogonali alla direzione dell’elemento resistente principale.
Qualora il componente venga integrato da un getto di completamento all’estradosso, questo deve avere uno spessore non inferiore a 40 mm ed essere dotato di una armatura di ripartizione a maglia incrociata e si deve verificare la trasmissione delle azioni di taglio fra elementi prefabbricati e getto di completamento, tenuto conto degli stati di coazione che si creano per le diverse caratteristiche reologiche dei calcestruzzi, del componente e dei getti di completamento.

4.1.10. NORME ULTERIORI PER LE STRUTTURE PREFABBRICATE
Formano oggetto del presente paragrafo i componenti strutturali prefabbricati in calcestruzzo armato, normale o precompresso (nel seguito detti componenti) che rispondono alle specifiche prescrizioni del presente § 4.1, ai metodi di calcolo di cui al § 2.6 e che, singolarmente o assemblati tra di loro oppure con parti costruite in opera, siano utilizzati per la realizzazione di opere di ingegneria civile.
Rientrano nel campo di applicazione delle presenti norme i componenti prodotti in stabilimenti permanenti o in impianti temporanei allestiti per uno specifico cantiere, oppure realizzati a piè d’opera.
Componenti di serie devono intendersi unicamente quelli prodotti in stabilimenti permanenti, con tecnologia ripetitiva e processi industrializzati, in tipologie predefinite per campi dimensionali e tipi di armature.
Di produzione occasionale si intendono i componenti prodotti senza il presupposto della ripetitività tipologica.
Il componente deve garantire i livelli di sicurezza e prestazione sia come componente singolo, nelle fasi transitorie di sformatura, movimentazione, stoccaggio, trasporto e montaggio, sia come elemento di un più complesso organismo strutturale una volta installato in opera.
Nel caso di prodotti coperti da marcatura CE, devono essere comunque rispettati, laddove applicabili, i §§ 11.8.2, 11.8.3.4 e 11.8.5 delle presenti Norme Tecniche.

4.1.10.1 PRODOTTI PREFABBRICATI NON SOGGETTI A MARCATURA CE
Per gli elementi strutturali prefabbricati qui disciplinati, quando non soggetti a Dichiarazione di Prestazione e conseguente Marcatura CE secondo una specifica tecnica armonizzata elaborata ai sensi del Regolamento UE 305/2011 e i cui riferimenti sono pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, sono previste due categorie di produzione:
– serie dichiarata
– serie controllata
I componenti per i quali non sia applicabile la marcatura CE, ai sensi del Regolamento UE 305/2011, devono essere realizzati attraverso processi sottoposti ad un sistema di controllo della produzione ed i produttori di componenti in serie dichiarata ed in serie controllata, devono altresì provvedere alla preventiva qualificazione del sistema di produzione, con le modalità indicate nel § 11.8.

4.1.10.2 PRODOTTI PREFABBRICATI IN SERIE
Rientrano tra i prodotti prefabbricati in serie:
– i componenti di serie per i quali è stato effettuato il deposito ai sensi dell’articolo 9 della legge 5 novembre 1971 n. 1086;
– i componenti per i quali è stata rilasciata la certificazione di idoneità ai sensi degli articoli 1 e 7 della legge 2 febbraio 1974 n. 64;
– ogni altro componente compreso nella definizione di cui al 3° comma del § 4.1.10.

4.1.10.2.1 Prodotti prefabbricati in serie dichiarata
Rientrano in serie dichiarata i componenti di serie che, pur appartenendo ad una tipologia predefinita, vengono progettati di volta in volta su commessa per dimensioni ed armature (serie tipologica).
Per le tipologie predefinite il produttore dovrà provvedere, nell’ambito delle modalità di qualificazione della produzione di cui al § 11.8, al deposito della documentazione tecnica relativa al processo produttivo ed al progetto tipo presso il Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
Per ogni singolo impiego delle serie tipologiche la specifica documentazione tecnica dei componenti prodotti in serie dovrà essere allegata alla documentazione progettuale depositata presso l’Ufficio regionale competente, ai sensi della vigente legislazione in materia.
Rientrano altresì in serie dichiarata i componenti di serie costituiti da un tipo compiutamente determinato, predefinito in dimensioni ed armature sulla base di un progetto depositato (serie ripetitiva).
Per ogni tipo di componente, o per ogni famiglia omogenea di tipi, il produttore dovrà provvedere, nell’ambito delle modalità di qualificazione della produzione di cui al § 11.8, al deposito della documentazione tecnica relativa al processo produttivo ed al progetto specifico presso il Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
Per ogni singolo impiego delle serie ripetitive, sarà sufficiente allegare alla documentazione progettuale depositata presso l’Ufficio regionale competente, ai sensi della vigente legislazione in materia, gli estremi del deposito presso il Servizio Tecnico Centrale.

4.1.10.2.2 Prodotti prefabbricati in serie controllata
Per serie controllata si intende la produzione di serie che, oltre ad avere i requisiti specificati per la serie dichiarata, sia eseguita con procedure che prevedono verifiche sperimentali su prototipo e controllo permanente della produzione, come specificato al § 11.8.
Devono essere prodotti in serie controllata:
- i componenti costituiti da assetti strutturali non consueti;
- i componenti realizzati con l’impiego di calcestruzzi speciali o di classe > C 45/55;
- i componenti armati o precompressi con spessori, anche locali, inferiori a 40 mm;
- i componenti il cui progetto sia redatto su modelli di calcolo non previsti dalle presenti Norme Tecniche.
Per i componenti ricadenti in uno dei casi sopra elencati, è obbligatorio il rilascio preventivo dell’autorizzazione alla produzione, secondo le procedure di cui al § 11.8.4.3.

4.1.10.3 RESPONSABILITÀ E COMPETENZE
Il Progettista e il Direttore tecnico dello stabilimento di prefabbricazione, ciascuno per le proprie competenze, sono responsabili della capacità portante e della sicurezza del componente, sia incorporato nell’opera, sia durante le fasi di trasporto fino a piè d’opera.
È responsabilità del progettista e del Direttore dei lavori del complesso strutturale di cui l’elemento fa parte, ciascuno per le proprie competenze, la verifica del componente durante il montaggio, la messa in opera e l’uso dell’insieme strutturale realizzato.
I componenti prodotti negli stabilimenti permanenti devono essere realizzati sotto la responsabilità di un Direttore tecnico dello stabilimento, dotato di adeguata abilitazione professionale, che assume le responsabilità proprie del Direttore dei lavori.
I componenti di produzione occasionale devono inoltre essere realizzati sotto la vigilanza del Direttore dei lavori dell’opera di destinazione.
I funzionari del Servizio Tecnico Centrale potranno accedere anche senza preavviso agli stabilimenti di produzione dei componenti prefabbricati per l’accertamento del rispetto delle presenti norme.

4.1.10.4 PROVE SU COMPONENTI
Per verificare le prestazioni di un nuovo prodotto o di una nuova tecnologia produttiva ed accertare l’affidabilità dei modelli di calcolo impiegati nelle verifiche di resistenza, prima di dare inizio alla produzione corrente è necessario eseguire delle prove di carico su di un adeguato numero di prototipi al vero, portati fino a rottura.
Tali prove sono obbligatorie, in aggiunta alle prove correnti sui materiali di cui al Capitolo 11, per le produzioni in serie controllata.

4.1.10.5 NORME COMPLEMENTARI
Le verifiche del componente vanno fatte con riferimento al livello di maturazione e di resistenza raggiunto, controllato mediante prove sui materiali di cui al § 11.8.3.1 ed eventuali prove su prototipo prima della movimentazione del componente e del cimento statico dello stesso.
I dispositivi di sollevamento e movimentazione debbono essere esplicitamente previsti nel progetto del componente strutturale e realizzati con materiali appropriati e dimensionati per le sollecitazioni previste.
Il copriferro degli elementi prefabbricati deve rispettare le regole generali di cui al presente § 4.1.

4.1.10.5.1 Appoggi
Per i componenti appoggiati in via definitiva, particolare attenzione va posta alla posizione e dimensione dell’apparecchio d’appoggio, sia rispetto alla geometria dell’elemento di sostegno, sia rispetto alla sezione terminale dell’elemento portato, tenendo nel dovuto conto le tolleranze dimensionali e di montaggio e le deformazioni per fenomeni reologici e/o termici.
I vincoli provvisori o definitivi devono essere progettati con particolare attenzione e, se necessario, validati attraverso prove sperimentali.
Gli appoggi scorrevoli devono essere dimensionati in modo da consentire gli spostamenti relativi previsti senza perdita della capacità portante.

4.1.10.5.2 Realizzazione delle unioni
Le unioni ed i collegamenti fra elementi prefabbricati devono avere resistenza e deformabilità coerenti con le ipotesi progettuali e devono essere qualificati secondo quanto previsto al pertinente paragrafo del Cap. 11.8.

4.1.10.5.3 Tolleranze
Il progetto deve indicare le tolleranze minime di produzione che dovrà rispettare il componente. Il componente che non rispetta tali tolleranze, sarà giudicato non conforme e quindi potrà essere consegnato in cantiere per l’utilizzo nella costruzione solo dopo preventiva accettazione da parte del Direttore dei lavori.
Il progetto dell’opera deve altresì tener conto delle tolleranze di produzione, tracciamento e montaggio assicurando un coerente funzionamento del complesso strutturale.
Il montaggio dei componenti ed il completamento dell’opera devono essere conformi alle previsioni di progetto. Nel caso si verificassero delle non conformità, queste devono essere analizzate dal Direttore dei lavori nei riguardi delle eventuali necessarie misure correttive.

4.1.11. CALCESTRUZZO A BASSA PERCENTUALE DI ARMATURA O NON ARMATO
Il calcestruzzo a bassa percentuale di armatura è quello per il quale la percentuale di armatura messa in opera è minore di quella minima necessaria per il calcestruzzo armato o la quantità media in peso di acciaio per metro cubo di calcestruzzo è inferiore a 0,3 kN.
Sia il calcestruzzo a bassa percentuale di armatura, sia quello non armato possono essere impiegati solo per elementi secondari o per strutture massicce o estese.

4.1.11.1 VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA – NORME DI CALCOLO
Per le verifiche di resistenza delle sezioni sotto sforzi normali si adottano le competenti ipotesi tratte dal § 4.1.2.3.4.1. Per una sezione rettangolare di lati a e b soggetta ad una forza normale NEd con una eccentricità e nella direzione del lato a la verifica di resistenza allo SLU, con il modello (c) di § 4.1.2.1.2.1, si pone con

La verifica di resistenza della stessa sezione rettangolare di lati a e b soggetta anche ad un sforzo di taglio VEd nella direzione del lato a si pone con

4.1.12. CALCESTRUZZO DI AGGREGATI LEGGERI
Il presente capitolo si applica ai calcestruzzi di aggregati leggeri minerali, artificiali o naturali, con esclusione dei calcestruzzi aerati.
Per le classi di densità e di resistenza normalizzate può farsi utile riferimento a quanto riportato nella norma UNI EN 206:2016.
Sulla base della denominazione normalizzata come definita in § 4.1 per il calcestruzzo di peso normale, vengono ammesse classi di resistenza fino alla classe LC55/60.
I calcestruzzi delle diverse classi trovano impiego secondo quanto riportato nella Tab. 4.1.II.
Valgono le specifiche prescrizioni sul controllo della qualità date in § 4.1 e in § 11.1.

4.1.12.1 NORME DI CALCOLO
Al progetto delle strutture in calcestruzzo di aggregati leggeri si applicano le norme di cui ai §§ da 4.1.1 a 4.1.11, tenuto conto della specificità del materiale e comunque ponendo la resistenza a trazione di progetto pari a

Non possono impiegarsi barre di diametro maggiore di 32 mm. Per ogni indicazione applicativa si potrà fare utile riferimento alla sezione 11 di UNI EN 1992-1-1:2005.

4.1.13. RESISTENZA AL FUOCO
Le verifiche di resistenza al fuoco potranno eseguirsi con riferimento a UNI EN 1992-1-2, utilizzando i coefficienti γM (§ 4.1.4) relativi alle combinazioni eccezionali ed assumendo il coefficiente αcc pari a 1,0.